Mese: Ottobre 2024

parthenope

“Parthenope” è il film scritto e diretto da Paolo Sorrentino con Oldman, Orlando, Ferrari, Ranieri, Sandrelli

Parthenope è il film scritto e diretto da Paolo sorrentino, che dopo la presentazione in Concorso al Festival di Cannes 2024 dello scorso maggio, arriva nelle sale.

I produttori di Parthenope sono: Paolo Sorrentino, Lorenzo Mieli, Anthony Vaccarello, Ardavan Safaee mentre il produttore esecutivo è Douglas Urbanski.

Nel cast di Parthenope ci sono:

Celeste Della Porta, Dario Aita, Silvia Degrandi, Isabella Ferrari, Lorenzo Gleijeses, Biagio Izzo, Marlon Joubert, Peppe Lanzetta, Nello Mascia,

Gary Oldman, Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Daniele Rienzo, Stefania Sandrelli e Alfonso Santagata.

La vita di Partenope, che si chiama come la sua città, ma non è né una sirena, né un mito.

Dal 1950, quando nasce, fino a oggi.

Dentro di lei, tutto il lunghissimo repertorio dell’esistenza:

la spensieratezza e il suo svenimento, la bellezza classica e il suo cambiamento inesorabile, gli amori inutili e quelli impossibili, i flirt stantii e le vertigini dei colpi di fulmine,

i baci nelle notti di Capri, i lampi di felicità e i dolori persistenti, i padri veri e quelli inventati, la fine delle cose, i nuovi inizi.

E poi tutti gli altri, i napoletani, vissuti, osservati, amati, uomini e donne, le loro derive malinconiche, gli occhi un po’ avviliti,

le impazienze, la perdita della speranza di poter ridere ancora una volta per un uomo distinto che inciampa e cade in una via del centro.

Sempre in compagnia dello scorrere del tempo, questo fidanzato fedelissimo.

Paolo Sorrentino sul film dice:

«Il film  è un ritorno a Napoli. Parla d’amore tra donne, di amori proibiti, tabù, di primi amori, paterni, mancati.

Cercavo per questo al netto la miglior interprete possibile, Celeste aveva tutte le caratteristiche che mi servivano, sa recitare,

ha una straordinaria capacità di muoversi negli accenti, e di passare nelle età, a 18, come a 35 anni, senza artifici.

Possiede una dote, anche nel dolore, nella tristezza, si intravede già la fine, ed è molto bella».

Oltre la protagonista nel film ci sono tanti altri personaggi inapoletani, vissuti, osservati, amati, uomini e donne, disillusi e vitali”, spiega il cineasta.

Le loro derive malinconiche, le ironie tragiche, gli occhi un po’ avviliti, le impazienze, la perdita della speranza di poter ridere ancora una volta per un uomo distinto

che inciampa e cade in una via del centro.

Sa essere lunghissima la vita, memorabile o ordinaria. Lo scorrere del tempo regala tutto il repertorio di sentimenti.

E lì in fondo, vicina e lontana, questa città indefinibile, Napoli, che ammalia, incanta, urla, ride e poi sa farti male”.

Parthenope è stato girato tra Napoli, Capri, Posillipo (nella splendida Grotta Romana), Megaride. Tra le location, anche una villa privata nei pressi di Villa Pavoncelli.

Citadel: Diana

“Citadel: Diana” è la serie diretta da Arnaldo Catinari con protagonista Matilda De Angelis in onda su Amazon prime

“Citadel: Diana” è la serie italiana dal mondo di “Citadel” diretta da Arnaldo Catinari.

Citadel DianaLa serie è  sviluppata da Alessandro Fabbri, che ricopre anche il ruolo di head writer,

ed ha scritto la serie con Ilaria Bernardini, Laura Colella, Gianluca Bernardini e Giordana Mari.

“Citadel: Diana” è prodotta da Cattleya – parte di ITV Studios – e Amazon MGM Studios, con la produzione esecutiva di AGBO dei Fratelli Russo.

Showrunner ed executive producer  sono Gina Gardini, con Riccardo Tozzi, Marco Chimenz e Giovanni Stabilini

Emanuele Savoini è co-executive producer.

Protagonista è Matilda De Angelis con Lorenzo Cervasio, Maurizio Lombardi, Julia Piaton,

Thekla Reuten, Giordana Faggiano, Daniele Paoloni, Bernhard Schütz e Filippo Nigro.

Milano, 2030: otto anni fa l’agenzia indipendente di spionaggio Citadel è stata distrutta da una potente organizzazione rivale, Manticore.

Da allora, Diana Cavalieri, spia di Citadel sotto copertura, è rimasta sola, intrappolata tra le linee nemiche come infiltrata in Manticore.

Quando finalmente le si presenta l’occasione di uscirne e sparire per sempre, l’unico modo per farlo è fidarsi del più inaspettato degli alleati,

Edo Zani, l’erede di Manticore Italia e figlio del capo dell’organizzazione, Ettore Zani, in lotta per la supremazia contro le altre famiglie europee.

 

La serie si compone di sei episodi che debutteranno in esclusiva su Prime Video in tutto il mondo il prossimo 10 ottobre.

Una caratteristica interessante del mondo Citadel è che ogni serie l ha per protagonisti talenti locali ed è creata, prodotta e girata nel territorio in cui è ambientata,

conferendo a ciascuno show una cifra stilistica unica e una decisa identità culturale radicata nel paese d’origine.

La serie italiana “Citadel: Diana” è la seconda a debuttare nel mondo

e sarà seguita dalla serie indiana Citadel: Honey Bunny, interpretata da Varun Dhawan e Samantha Ruth Prabhu.

Sul suo personaggio Matilda De Angelis dice:

Mi sono impegnata per “Citadel: Diana” in una preparazione fisica fondamentale per me che volevo arrivare a fare il 90% delle scene senza stunt.

Ho passato mesi ad allenarmi.

 Il mio modello? Charlize Theron in “Atomica Bionda”, sognavo di arrivare al suo livello di credibilità anche nel tipo di cattiveria che riesce a mettere nella recitazione.

Sono stata molto sportiva, ho fatto 12 anni di ginnastica artistica, il mio corpo evidentemente conserva una buona memoria muscolare.

 E ho anche imparato a scarrellare e cambiare caricatore come una professionista.

"La scommessa – una notte in corsia"

“La scommessa – una notte in corsia” di Giovanni Dota con Carlo Buccirosso, Lino Musella, Nando Paone, Iaia Forte

La scommessa – una notte in corsia è un film di Giovanni Dota

che firma anche la regia.

"La scommessa – una notte in corsia"Nel cast di La scommessa – una notte in corsia ci sono: Carlo Buccirosso, Lino Musella

e con Nando Paone, Yari Gugliucci, Vittorio Ciorcalo, Clotilde Sabatino, Chiarastella Sorrentino,

Elvira Zingone e Iaia Forte.

 

Alcune notti in corsia possono essere intense, concitate, tese: tutto vale pur di salvare una vita.

Certe notti invece sono solo calde e noiose.

È in una notte come queste, in pieno Ferragosto, che Angelo e Salvatore, infermieri cinici e svogliati, si ritrovano al capezzale del signor Caputo.

Per Angelo, l’uomo non supererà la notte. Salvatore invece sostiene che ce la farà.

“E se ci scommettessimo le ferie natalizie?” Una stretta di mano e i giochi sono fatti.

È l’inizio di una serie di vicende rocambolesche, tra colpi bassi, primari strafatti, pazienti fuori controllo, detenuti in fuga, mogli e amanti che si incrociano, mentre l’orologio ticchetta e l’alba si avvicina.

Una notte durante la quale può succedere qualunque cosa, per una commedia nerissima e travolgente in cui tutti giocano sporco. Anche la vita.

 

Sul film il regista Dota dice:

La scommessa – Una notte in corsia, oltre a essere un film ispirato alla nostra straordinaria tradizione di commedia, che Monicelli definì “tragedie che fanno ridere”,

ha due caratteristiche che ne determinano la narrazione e la messa in scena: l’unità di tempo e quella di luogo.

 Tutto in una notte, tutto in un ospedale.

Questa impostazione, apparentemente teatrale, ci ha permesso di avvalerci di un cast che,

oltre alle evidenti capacità artistiche e comiche, fosse preparato, esperto e particolarmente attento a tali necessità.

 Lavorando in un ambiente protetto da imprevisti e fattori esterni, dunque, gli attori hanno avuto modo di provare e riprovare movimenti e battute, con molta precisione,

sempre coordinati con l’altro, come un corpo unico, e con la macchina da presa/occhio che procede nei corridoi labirintici dell’ospedale,

 senza mai sostituirsi, se non raramente, allo sguardo dei protagonisti, ma li scruta, distorti, senza pietà, per poi abbandonarli a loro stessi, come un Dio vigile ma inerte.

La scommessa – Una notte in corsia si concentra e punta il dito contro gli esseri umani, tutti, non salvando nessuno.

Volevamo raccontare la storia di due persone con un lavoro ordinario, svogliate e senza stimoli, ma a contatto quotidiano con la morte, vero argomento ispiratore del film.

Il mondo dell’ospedale ci è sembrato quindi il più funzionale e ci ha permesso di creare il tono e gli atteggiamenti più consoni alla black comedy che volevamo realizzare.

iddu

Iddu diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza con Toni Servillo, Elio Germano, Barbora Bobulova

Iddu è il film scritto e diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza

Nel cast di Iddu ci sono: Toni Servillo, Elio Germano, Daniela Marra, Barbora Bobulova, Giuseppe Tantillo, Fausto Russo Alesi

e con Antonia Truppo, con la partecipazione di Tommaso Ragno, Betti Pedrazzi, Filippo Luna.

idduIddu è una produzione INDIGO FILM con RAI CINEMA in coproduzione con LES FILMS DU LOSANGE

con il sostegno di CANAL+, con la partecipazione di CINÉ +OCS.

La pellicola esce nelle sale il 10 ottobre 2024.

Dopo alcuni anni in prigione per mafia, Catello, politico di lungo corso, ha perso tutto.

Quando i Servizi Segreti italiani gli chiedono aiuto per catturare il suo figlioccio Matteo, ultimo grande latitante di mafia in circolazione,

Catello coglie l’occasione per rimettersi in gioco.

Uomo furbo dalle cento maschere, instancabile illusionista che trasforma verità in menzogna e menzogna in verità,

Catello dà vita a un unico quanto improbabile scambio epistolare con il latitante, del cui vuoto emotivo cerca d’approfittare.

Un azzardo che con uno dei criminali più ricercati al mondo comporta un certo rischio…

 

Sul film gli sceneggiatori e registi Fabio Grassadonia e Antonio Piazza dicono:

abbiamo iniziato a sviluppare Iddu nel 2020, tre anni prima dell’arresto di Matteo Messina Denaro.

Il giorno dell’arresto, 16 gennaio 2023, eravamo già in preproduzione.

Le lettere di Matteo Messina Denaro ci avevano aperto infatti uno squarcio sorprendente e inaspettato

sull’intimità di questo famoso criminale che sembrava coltivare buone letture – confermate adesso dalla

quantità di libri trovati nei suoi ultimi covi – e inclinazioni cinefile.

I cosiddetti ‘pizzini’, attraverso i quali gestiva la sua vita in clandestinità e i suoi affari criminali,

trascendevano la loro funzione pratica di comunicazione criminale, mostrando un certo gusto per l’uso

del linguaggio e la capacità di modulare il tono e la lingua a seconda dei diversi destinatari.

La sceneggiatura di Iddu trae libera ispirazione proprio dai suoi pizzini e in particolare dal carteggio

del 2004 tra il latitante e l’ex sindaco di Castelvetrano e dal contesto – tragico e ridicolo, paradossale e

realissimo – che quelle lettere dischiudono.

Protagonisti sono Matteo e il personaggio immaginario di Catello Palumbo, forgiati su atti

giudiziari e dati biografici di dominio pubblico che riguardano la vicenda di Matteo Messina Denaro.

Commedia nera, tragica e ridicola, che si sviluppa a partire dal diverso tono del racconto dei due crediti non contrattuali 7 protagonisti:

quello dell’esuberante Catello, saltimbanco, parolaio, maschera comica, grottesca, sublime, tenera nella sua solare amoralità; quello più claustrofobico che esplora l’infantile e patologico narcisismo di Matteo.

C’è una corrispondenza in termini strutturali, tematici, sensoriali, cromatici fra l’evoluzione della messinscena di Catello e l’evoluzione della messinscena di Matteo.

Un travaso fra i loro due mondi dettato dallo scambio epistolare.

Un progressivo ricongiungimento dei due diversi toni di messinscena che ritma in una progressiva accelerazione l’intreccio della storia,

lega il destino dei due protagonisti e sugella il finale nel quale Catello finisce inesorabilmente intrappolato nella stessa dimensione mortifera di Matteo

il tempo che ci vuole

“Il tempo che ci vuole” è il film scritto e diretto da Francesca Comencini con Fabrizio Gifuni

“Il tempo che ci vuole” è il film scritto e diretto da Francesca Comencini.

Nel cast di “Il tempo che ci vuole” ci sono:

Fabrizio Gifuni, Romana Maggiora Vergano, Anna Mangiocavallo, Luca Donini,

Daniele Monterosi, Lallo Circosta, Luca Massaro,

Giuseppe Lo Piccolo, Luigi Bindi, Laura Borrelli, Paolo Mannozzi, Gianfranco Gallo, Massimiliano Di Vincenzo, Massimo Cimaglia, Aphrodite De Lorraine, Marco Belocchi, Leonardo Giuliani

il tempo che ci vuoleLa fotografia di “Il tempo che ci vuole” è di Luca Bigazzi e il montaggio di Francesca Calvelli, Stefano Mariotti

I produttori sono:

Simone Gattoni, Marco Bellocchio, Beppe Caschetto, Bruno Benetti, Sylvie Pialat

La produzione di “Il tempo che ci vuole” è di:

Kavac, IBC Movie, OneArt, Les films du Worso, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura,

con il sostegno di Eurimages, con il sostegno di Roma Lazio Film Commission.

Un padre e sua figlia abitano le stanze dell’infanzia: l’infanzia di lei e l’infanzia magica del racconto di Pinocchio, il film al quale sta lavorando lui.

Il padre racconta alla figlia del suo lavoro e la ascolta, la osserva, le parla con serietà, compostezza, rispetto,

come si parlerebbe non a un’adulta ma a una persona intera sì, la persona che è una bambina.

La bambina visita i set del padre, in cui pulsa la vita, il chiasso, l’umanità, il lavoro, l’affanno, l’infatuazione, la magia e il sudore. E lei si perde in quei mondi.

La figlia diventa una ragazza, l’incanto di quel limbo tra loro svanisce, la figlia lo sente, capisce che la rottura con l’infanzia è irreparabile.

Lo capisce da come il padre la guarda. Pensa che non sarà mai alla sua altezza e precipita apposta per non esserlo davvero.

La figlia si droga e continua a tornare a casa cercando di fare finta di niente.

Il padre all’inizio è disarmato, poi prende posizione e decide che non farà finta di niente.

Smaschera la figlia, si affaccia su quell’abisso, con poche parole e molta presenza la porta via con sé, a Parigi.

 

La Comencini sul film dice:

Questo film è il racconto molto personale di momenti con mio padre rimasti vividi

e intatti nella mia mente in un susseguirsi di faccia a faccia.

 Un racconto personale che credo però trovi la giusta distanza nel fatto che in mezzo al padre e alla figlia c’è sempre il cinema come passione, scelta di vita, modo di stare al mondo.

 Il cinema in mezzo alla vita è come una rete che sottende il racconto dei loro scambi, apre a una terza angolazione nella relazione tra i due, crea lo spazio dell’immaginazione.

 “Con il cinema” dice il padre “si può scappare. Con l’immaginazione.”

È una storia di trasmissione, anche, attraverso il cinema, di un modo di essere nella vita.

Le immagini partono dai ricordi e come i ricordi hanno una amplificazione di alcuni segni salienti e la cancellazione di altri.

Immagini scarne, in cui non c’è quasi niente tranne loro due e in cui il segno che è presente ha sempre qualcosa di esagerato:

se qualcosa è grande è molto grande, se è lontano è molto lontano, se c’è un raggio di luce è molto luminoso, se qualcosa è vicino è molto vicino.