Vostro onore, adattamento dalla serie israeliana “Kvodo” (Yes Studios) è la serie con Stefano Accorsi protagonista.
La regia è di Alessandro Casale.
Vostro onore andrà in onda per 4 puntate su Rai 1 dal 28 febbraio.
Si tratta di una coproduzione Rai Fiction – Indiana Production
prodotto da Fabrizio Donvito, Daniel Campos Pavoncelli, Benedetto Habib, Marco Cohen per INDIANA PRODUCTION
con soggetto di serie di Donatella Diamanti. I soggetti e le sceneggiature sono di Mario Cristiani, Gianluca Gloria, Laura Grimaldi, Paolo Piccirillo e Donatella Diamanti.
Con Accorsi nel cast ci sono: Matteo Oscar Giuggioli nei panni di Matteo, Barbara Ronchi, Francesco Colella, Betti Pedrazzi, Camilla Semino Favro,
Leonardo Capuano, Isabella Mottinelli, Gabriele Falsetta, Roberto Oliveri, Simon Rizzoni, Riccardo Vicardi e Remo Girone.
Vostro Onore è la storia del conflitto morale, drammatico e assoluto di un uomo che deve scegliere tra la fedeltà ai principi etici di giustizia sui quali ha modellato la sua vita personale e professionale,
diventando un esempio di rettitudine e affidabilità, e l’istinto più ancestrale di difesa degli affetti più cari, in pericolo d’essere annientati.
In Vostro onore Vittorio Pagani è un giudice milanese, conosciuto e rispettato per la sua integrità, in corsa per la carica di Presidente del Tribunale di Milano.
La recente scomparsa della moglie ha segnato dolorosamente la sua vita e complicato il già difficile rapporto con suo figlio Matteo.
Ma quando quest’ultimo investe con la macchina il giovane esponente di una famiglia criminale, i Silva, Vittorio si trova costretto a fare una scelta.
I Silva sono una vecchia conoscenza del giudice: è stato lui infatti, quando era PM, a smantellarne l’organizzazione, arrestandone il capoclan.
Quindi sa bene che, se scoprissero chi è che ha causato l’incidente, i Silva non esiterebbero un solo istante a vendicarsi, uccidendo Matteo.
Per questo lo stimato giudice si avvia a infrangere quella “legge” della quale è stato da sempre integerrimo paladino.
“Non ho visto la serie israeliana da cui è tratta Vostro onore, né l’adattamento americano – afferma Stefano Accorsi -.
Mi sono basato sulla sceneggiatura che ho trovato molto avvincente.
Credo che il pubblico si immedesimerà nel mio personaggio che, ad un certo momento della vita, si chiede cosa è disposto a fare un padre per salvare la vita di un figlio.
Di sicuro si riescono a comprendere le sue scelte, ma non so se tutti saranno disposti a giustificarlo. Nonostante la situazione estrema in cui Vittorio si troverà non è mai diabolico, certo a volte è machiavellico.
Mi piace il fatto che questa Vostro onore non cerca di dare una risposta alla domanda che in ogni scena ritorna. E’ una storia naturalmente inclusiva.
Abbiamo lavorato molto bene con tutto il cast, in grande sintonia e vorrei sottolineare come il livello tecnico degli italiani è altissimo.
Il regista è stato talmente attento e perfezionista da non lasciarci mai a un attimo di rilassamento perché abbiamo voluto creare un prodotto di qualità e sofisticato.
Mi sembrava – aggiunge Remo Girone – di girare non per la televisione, ma per il cinema per la qualità dei mezzi messi a disposizione da un punto di vista tecnico.
La regia è stata ottima , un regista che sa lavorare molto bene con gli attori. Mi sono trovato molto bene con tutti ed in particolare con Stefano Accorsi.
Affrontare – dice il regista Casale – l’adattamento italiano della serie originale israeliana “Kvodo” è stata una sfida entusiasmante e impegnativa, supportata dall’eccellente lavoro degli sceneggiatori.
Loro il merito di aver trasposto sul territorio italiano una drammaturgia aderente alla realtà di una nazione come Israele.
Durante le riprese mi sono concentrato, innanzitutto, sull’approfondimento dei personaggi che sono protagonisti e motore della nostra serie:
il giudice Vittorio Pagani e il figlio Matteo, incarnazione del rapporto padre-figlio, archetipo della letteratura e della cinematografia di tutti i tempi.
Ho deciso di innestare una vicinanza non solo emotiva ma anche fisica ai protagonisti, per condurre lo spettatore ad empatizzare
con le vicende straordinarie con cui si confrontano Vittorio, Matteo e gli altri personaggi della serie.
Ho scelto, quindi, un linguaggio di ripresa asciutto e privo di virtuosismi.