“Il sogno di un uomo ridicolo” di Fedor M.Dostoevskij è lo spettacolo con Giorgio Borghetti
che debutta, in prima nazionale, al Museo diocesano di Salerno
all’interno della rassegna teatrale “Il Gioco serio del teatro”.
Le musiche de “Il sogno di un uomo ridicolo” sono di Michelangelo Maio, per la regia di Antonello De Rosa.
“Il sogno di un uomo ridicolo” racconta di un sogno
che il protagonista fa all’età di quarantasei anni,
probabilmente in uno dei suoi momenti di profonda e tragica introversione.
Convinto ormai che tutto è indifferente e meditando il suicidio, acquista una rivoltella e la carica;
tuttavia, non si spara subito, ma ripone l’arma in un cassetto, aspettando il momento giusto per compiere l’ultimo atto:
infatti, consapevole che tutto gli è ormai indifferente, pretende che almeno l’ultima azione della sua vita, il suicidio appunto,
venga compiuta in un preciso istante in cui avverte che non proprio tutto gli risulta indifferente.
Dopo aver preso la sua decisione s’imbatte in una bambina che piange disperata e che invoca il suo aiuto;
sua madre sta per morire e nessuno corre in loro soccorso.
Ma il protagonista la scaccia con brutalità e con l’ostentata indifferenza di chi, avendo deciso di farla finita, non vuole minimamente preoccuparsi dell’altrui sofferenza.
Così torna alla sua abitazione, una bettola piena di ubriaconi e continue risse.
Nella sua camera comincia a riflettere sugli accadimenti occorsigli, accorgendosi d’aver provato compassione e pietà per la povera bimba incontrata per strada.
Così la compassione provata per lei lo distrae dal suo proposito autodistruttivo, tanto da pentirsi e vergognarsi del suo atteggiamento.
A questo punto giunge ad una sua “Visione della Verità”…
Un racconto, scritto intorno al 1876 da Dostoevskij, che riesce a parlarci ancora oggi della necessità dell’utopia proprio in un momento in cui il futuro, più che un sogno fantastico, è un incubo distopico.
Per Dostoevskij l’uomo deve porsi degli obiettivi positivi perché la felicità sulla Terra può esistere e cercarla non solo ha senso, ma è forse l’unica cosa che abbia senso fare.
La capacità attoriale di Borghetti lo premia in tutti i ruoli interpretati sia al cinema, che in televisione, che ovviamente in teatro e nel doppiaggio.
Un attore molto amato e seguito dal pubblico che può seguirlo de visu in teatro, in tv e al cinema, ma soprattutto la sua voce
che accompagna tanti celebri personaggi è un balsamo per le orecchie dei telespettatori.
L’amore per il suo mestiere è evidente come appare evidente dalla sua dichiarazione sulla sua carriera :
”Durante la mia carriera ho variato molto, dal padre di una figlia premuroso al personaggio cattivo e spietato.
L’importante è che ci sia una storia da raccontare.
Fin quando ci sarà la possibilità di raccontare delle storie con la mia anima e sensibilità continuerò a fare questo mestiere.
È fondamentale riconoscere la professionalità dei doppiatori e non soltanto dare voce e importanza ai talent.
Il doppiaggio è una professione seria e come tutte le professioni può essere fatto bene e può essere fatto male”.