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l'abbaglio

“L’abbaglio” il film scritto e diretto da Roberto Andò con Toni Servillo e Ficarra e Picone

L’abbaglio è il film diretto da Roberto Andò

che firma anche la sceneggiatura con Ugo Chiti, Massimo Gaudioso.

Nel cast de L’abbaglio  ci sono:

Toni Servillo, Salvatore Ficarra, Valentino Picone, Tommaso Ragno, Giulia Andò,

Leonardo Maltese, Andrea Gherpelli, Daniele Gonciaruk, Vincenzo Pirrotta, Filippo Luna, Pascal Greggory, Giulia Lazzarini.

l abbaglioLa distribuzione è a cura di  01 Distribution mentre la produzione è di: Tramp Limited

e Bibi Film con Rai Cinema e Medusa Film, in collaborazione con Netflix

La fotografia è opera di Maurizio Calvesi.

1860: Giuseppe Garibaldi inizia da Quarto l’avventura dei Mille circondato dall’entusiasmo dei giovani idealisti giunti da tutte le regioni d’Italia,

e con il suo fedele gruppo di ufficiali, tra i quali si nota un profilo nuovo, quello del colonnello palermitano Vincenzo Giordano Orsini.

Tra i tanti militi reclutati ci sono due siciliani, Domenico Tricò, un contadino emigrato al Nord, e Rosario Spitale, un illusionista.

Sbarcati in Sicilia, a Marsala, i Mille iniziano a battersi con l’esercito borbonico, di cui è subito evidente la preponderanza numerica.

In queste condizioni, per il generale appare pressoché impossibile far breccia nella difesa nemica e penetrare a Palermo.

Ma quando è quasi costretto ad arretrare, Garibaldi escogita un piano ingegnoso.

Affida una manovra diversiva al colonnello Orsini, che mette in piedi una colonna di feriti con uno sparuto

gruppetto di militi,

cui viene affidato il delicatissimo compito di far credere a Jean-Luc Von Mechel, comandante svizzero dell’esercito regio,

che il generale stia battendo in ritirata all’interno dell’isola.

Inizia così una partita a scacchi giocata sul filo dell’imponderabile, il cui esito finale sarà paradossale e sorprendente.

 

Sul film L’abbaglio il regista Andò dichiara:

Questa vicenda è rimasta a lungo nell’ombra, nonostante siano apparsi alcuni saggi storici

che ne approfondiscono i dettagli.

Suscitò anche l’interesse di Leonardo Sciascia, che nel 1963 gli dedicò un racconto dal titolo Il silenzio, rimasto inedito e solo di recente dato alle

stampe da Adelphi nella raccolta postuma Il fuoco nel mare.

La vicenda della colonna Orsini ha un valore emblematico e contiene le potenzialità di una

parabola che partendo da un episodio del passato si rivolge all’oggi.

Un affresco in cui si narra l’idealismo appassionato con cui si cercò di realizzare l’unità della patria, mettendo in scena i compromessi cui quell’ispirazione ideale dovette adeguarsi per realizzarsi.

È un film sui paradossi della Storia, dove si mescolano comicità e dramma, e dove

ritornano i tre grandi interpreti del mio film precedente, La stranezza: Toni Servillo, Salvo

Ficarra e Valentino Picone.

Un’occasione per ricostruire un episodio poco noto della nostra Storia minima, illuminante per vedere i chiaroscuri e le contraddizioni di quella grande.

Una vicenda esemplare ambientata in una Sicilia che ancora una volta si rivela lo

scenario di un’identità inquieta e sfuggente, bilanciata tra il desiderio di giustizia e la

mistificazione, con un finale ambientato in un luogo che collega il passato al presente.

Un film sul carattere degli italiani: furbi, appassionati, generosi, opportunisti, coraggiosi,

individualisti, cinici, idealisti.

Secondo Servillo il film:

Dunque “L’abbaglio” ha come obiettivo soprattutto quello di porre interrogativi, quindi non raccontare la storia con la grancassa del trionfalismo, del come eravamo,

 ma di far risuonare potentemente delle domande che ci riguardano ancora molto oggi”.

Anche Ficarra e Picone dicono la loro sui personaggi che interpretano ne L’abbaglio:

“Per questo film ci prepariamo da almeno quattro anni.

Mentre Toni andava a cavallo, noi ci addestravamo a parlare siciliano: abbiamo fatto un corso di sei mesi a Brescia!

La prima volta, con La stranezza, c’era il desiderio di stare insieme.

Poi Roberto ha voluto rifrequentare un posto dove è stato bene, al di là del successo del precedente film.

Avere la consapevolezza di alimentare e vivere nella sua fantasia è una sensazione meravigliosa”

laggiù qualcuno mi ama

“Laggiù qualcuno mi ama” l’omaggio di Mario Martone a Massimo Troisi nelle sale il 19 febbraio

Laggiù qualcuno mi ama è il docu-film diretto da Mario Martone che ha scritto anche la sceneggiatura con Anna Pavignano.

Il film uscirà nelle sale  il 19 febbraio 2023 in occasione del 70° anniversario della nascita dell’indimenticabile Massimo Troisi.

laggiù qualcuno mi ama Laggiù qualcuno mi ama  è una produzione Indiana in associazione con Vision Distribution e Medusa Film.

Il film sarà distribuito in Italia da Medusa Film e Vision Distribution e nel mondo da Vision Distribution.

Il docufilm è il viaggio personale di Mario Martone nel cinema di Massimo Troisi.

Montando le scene dei suoi film Martone vuole mettere in luce Troisi come grande regista del nostro cinema prima ancora che come grande attore comico,

e per farlo delinea la sua parabola artistica dagli inizi alla fine, inquadrandolo nella temperie degli anni in cui si è formato e nella città comune ai due registi, Napoli.

In Laggiù qualcuno mi ama si intersecano alcune conversazioni, non con persone che frequentavano Troisi,

ma con artisti che lo hanno amato e ne sono stati influenzati,

come Francesco Piccolo, Paolo Sorrentino, Ficarra e Picone,  critici che lo hanno studiato, come Goffredo Fofi e la rivista Sentieri selvaggi,

e due tra gli artefici della sua opera postuma, Il postino, Michael Radford e Roberto Perpignani.

Fa eccezione Anna Pavignano che con Troisi scriveva i suoi film e che Martone vuole incontrare per indagare i processi creativi da cui  essi scaturivano,

e che collabora al film mettendo a disposizione dei preziosi materiali inediti.

Mario Martone sul film:

Volevo riportare il Troisi regista al cinema, dove merita di stare.

Non ho adottato l’approccio standard del documentario di testimonianze e non ho voluto interpellare nessuno che l’abbia conosciuto.

A parte Anna Pavignano, che l’ha scritto insieme a me e che ha racconti molto dolci e intimi del tempo trascorso con Massimo.

Invece ho cercato persone che hanno qualcosa da dire sul suo cinema e che a vario titolo ne sono state ispirate.

Diciamo che come modello di riferimento avevo lo Scorsese di Directed by John Ford. Questo documentario avrei potuto titolarlo Massimo and Me.

Il mio non sarà un film aneddotico ci saranno dei compagni di viaggio che non necessariamente lo hanno conosciuto.

 Grande comico e grande attore, ma era anche un grande regista: da questo punto di vista era sottovalutato e lui ne soffriva.

Nato a San Giorgio a Cremano cominciò a fare teatro con due compagni di viaggio, Lello Arena ed Enzo De Caro, fondando nel 1976 il gruppo La smorfia. I

l successo immediato proiettò i tre nella TV pubblica, con programmi come “Non stop” (1977), “La sberla” (1978) e “Luna Park” (1979).

Il film d’esordio è Ricomincio da tre (1981), premiato con tre Nastri d’argento e due David di Donatello (come “miglior film” e “miglior attore protagonista”).

La stessa pellicola detiene ancora il record di maggiore permanenza nelle sale cinematografiche italiane (oltre 600 giorni di programmazione).

Seguirono poi  “Scusate il ritardo” (1983) e “Non ci resta che piangere”, in coppia con Roberto Benigni, fino alla svolta drammatica anticipata da “Che ora è?” (accanto a Marcello Mastroianni)

E poi con Il postino (1994).

Riuscì a portare a termine le riprese poche settimane prima dell’improvvisa morte, che lo colse a Roma nel giugno del 1994, sottraendogli la soddisfazione di ricevere l’Oscar per la “miglior colonna sonora”.