30 notti con il mio ex è il film diretto da Guido Chiesa remake della pellicola “30 noches con mi ex” di Adrián Suar.
Nel cast di 30 notti con il mio ex ci sono:
Micaela Ramazzotti, Edoardo Leo, Gloria Harvey, Francesca Valtorta, Tommaso Ramenghi, Claudio Colica
e la partecipazione di Beatrice Arnera, Andrea Pisani e Anna Bonaiuto.
Bruno, ansioso da manuale, si lascia convincere dalla figlia adolescente a ospitare per un mese la sua ex moglie Terry, appena uscita da un lungo ricovero psichiatrico.
Sono solo 30 notti del resto, cosa potrà mai andare storto?
Eppure, l’esuberanza di Terry e la sua schiettezza mettono a dura prova la routine di Bruno,
incastrato in una relazione che non fa scintille e in un lavoro in cui non riesce a imporsi come vorrebbe.
Sul film il regista chiesa dice:
«30 notti con il mio ex ci riguardata tutti perché ci fa vedere quanto può essere complesso relazionarci con l’altro,
che può essere tanto un partner quanto un figlio, un amico, un datore di lavoro, un proprio vicino.
L’altro è sempre il nostro limite, spesso non riusciamo ad accettarlo perché vorremmo fosse come noi lo desideriamo.
Perciò non resta che sbaragliare le carte, come avviene con Bruno che si è chiuso su se stesso, impaurito da Terry che è piena di vita.
Ci sono tanti film meravigliosi che affrontano la tematica della salute mentale da un punto di vista drammatico
Ma con una protagonista come Terry sentivamo di poter agganciarci ai modi di fare della commedia italiana del passato in cui venivano prese delle tematiche serie per poi raccontarle con umorismo».
Anche Leo parla del film e lo fa in questi termini:
“Tutti siamo stati amati da qualcuno con cui è stato difficile convivere, con cui non si riusciva a stare insieme.
Un grande amore che non si è concretizzato per questo. Su cui ci siamo chiesti: perché non riusciamo a passare una giornata insieme senza litigare?
Come dice un vecchio proverbio, prima di giudicare qualcuno fai un po’ di chilometri con le sue scarpe».
Sul suo personaggio la Ramazzotti spiega:
«Di pazzerelle al cinema ne ho fatte.
Però di solito erano donne molto chiuse nella loro interiorità, nella loro depressione.
Stavolta mi piaceva l’idea di esplorare un personaggio attivo, affamato di vita, che mostrasse che non bisogna avere paura di rapportarsi con la malattia mentale, tantomeno renderla uno stigma».
Su come affronta il suo personaggio il disagio mentale la Ramazzotti dice:
«Ne parla sempre, di continuo.
Perché il disagio non aumenta affrontando le cose, anzi, è esattamente il contrario.
La mente umana è fatta di paure, di fragilità.
Però si può guarire, si può riuscire a stare al mondo, grazie soprattutto alle cliniche e agli spazi che si prendono cura di persone che vivono la stessa situazione di Terry.
Ma la verità è sempre che bisogna avere paura di chi è fuori queste strutture, non chi c’è dentro».