Rinascere è il film tv di Umberto Marino, (prodotto da Moviheart e RaiFiction) in onda l’8 maggio su Rai 1 tratto dal libro di Manuel Bortuzzo.
Rinascere ha come protagonista Giancarlo Commella che è Manuel, mentre Alessio Boni interpreta Franco il padre del nuotatore,
Gea Dall’Orto è Martina, David Coco quello del suo mentore, il traumatologo Davide, Salvatore Nicolella è l’amico Alfonso.
La sceneggiatura di Rinascere è firmata da Umberto Marino e Michela Straniero.
Manuel Bortuzzo, promessa del nuoto italiano, il 2 febbraio 2019, mentre si trova insieme alla fidanzata Martina, rimane vittima innocente e inconsapevole di un regolamento di conti fra delinquenti.
Due colpi di pistola indirizzati alla persona sbagliata. Non era lui il bersaglio. La corsa in ospedale e la diagnosi: lesione midollare completa.
Una notizia terribile, Manuel non potrà più usare le gambe, ma se il proiettile lo avesse colpito dodici millimetri più in basso, avrebbe leso l’arteria addominale e in ospedale non ci sarebbe nemmeno arrivato.
Il giovane finisce su una sedia a rotelle.
La sua carriera sembra finita e il sogno di partecipare alle Olimpiadi svanito per sempre.
Per non abbattere parenti e amici Manuel si fa forza, ma piange quando è solo.
È per raccontare il percorso dalla disperazione alla speranza che scrive “Rinascere”.
Perché all’indomani di quei due colpi di pistola niente è più come prima.
Dopo la sofferenza, lo sconforto, la rabbia, il giovane atleta trova dentro di sé la forza di andare avanti e di rinascere.
Cerca nuove sfide, trova nuovi interessi. Studia musica, partecipa a molti incontri, soprattutto con i giovani, per parlare dei problemi della disabilità.
In questo lungo percorso per riappropriarsi della sua vita impara a conoscersi meglio, scoprendo di essere cambiato.
“Fino a metà di Rinascere non credevo che fossi io, sembrava che la storia non mi appartenesse, invece ero io.
Il film è fedele a quello che sono e quello che ero – dichiara Bortuzzo – lo devo guardare ancora cento volte perché merita.
È tutto vero quello che si vede, Davide è stato un punto di riferimento importante, come Alfonso”.
“Mi sono preso una grandissima responsabilità – dice Giancarlo Commella – sono subito andato in piscina, ho avuto al mio fianco Kevin, il fratello di Manuel. Il suo libro è stato come la mia bibbia. Mi dava forza, era come se lui fosse vicino a me.
Non abbiamo lavorato di imitazione, ho visto tutte le interviste che ha fatto, ho voluto cogliere i suoi gesti ma il libro mi ha permesso di capire chi fosse veramente, è stato un viaggio intimo che mi ha toccato.
Mi interessava rendere giustizia a quello che questa persona ha provato.
Volevo rappresentare al meglio i suoi sentimenti e le sue emozioni.
La scena che più mi ha segnato è stata quella del risveglio: tutto finto, ma ho pensato: immaginati se fosse vero. Mi ha fatto parecchio effetto. Non stavo interpretando, ero in ascolto.
È stato difficile da vivere e io non l’ho vissuto veramente, è stata una cosa davvero tosta”.
“Il mio obiettivo – dice il regista Umberto Marino – era di restare fedele alla storia.
Ogni volta che abbiamo fatto un distanziamento abbiamo convocato una riunione con Manuel e il papà.
Non c’è una virgola che non sia stata concordata, perché giocare con la vita degli altri non è una cosa educata.
Non volevo ottenere il sentimentalismo, in cui la televisione indugia, forzando le scene”.
“Ho dato vita a Walter Chiari, Puccini, personaggi che non ci sono più – dice Alessio Boni – ma interpretare una persona che è qui è diverso.
Non volevo imitare il padre di Manuel, questo copione racconta una tragedia capitata a un ragazzo che aveva 19 anni, il punto cardine è la dignità con cui questa famiglia ha affrontato il dolore.
Per me interpretare Franco è stata una cosa formidabile, la cosa che ha detto Umberto è importante: l’asciuttezza. Lui ha pianto tre volte, non si è mai fatto vedere.
Quando ho conosciuto Franco mi è venuto incontro con il sorriso, quando l’ho conosciuto l’ho visto con un sorriso: viva questa famiglia in cui vince la vita”.