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il primo giorno della mia vita

Il primo giorno della mia vita il film di Paolo Genovese con Servillo, Mastandrea, Buy, Guanciale e Tirabassi

Il primo giorno della mia vita è il film diretto da Paolo Genovese che ha scritto anche la sceneggiatura con Paolo Costella, Rolando Ravello, Isabella Aguilar.

Il film è da oggi nelle sale cinematografiche.

Il primo giorno della mia vitaNel cast di Il primo giorno della mia vita ci sono:

Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco, Gabriele Cristini, Giorgio Tirabassi, Lino Guanciale,

Antonio Gerardi, Lidia Vitale, Vittoria Puccini, Elena Lietti, Thomas Trabacchi, Davide Combusti.

La fotografia è di  Fabrizio Lucci e il montaggio di Consuelo Catucci.

Si tratta di una coproduzione Medusa Film e Lotus Production, prodotta da Marco Belardi per Lotus Production, una società di Leone Film Group.

La distribuzione è di  Medusa Film.

Il film mette al centro della storia l’enorme valore della vita di ogni essere umano. Nel film si intrecciano le vicende di un uomo, due donne  e un ragazzino.

Ognuno di loro ha un motivo preciso per essere disperato, tanto da arrivare a chiedersi perché mai dover continuare a vivere.

Un giorno tutti questi personaggi in momenti diversi della loro vita si imbattono e conoscono un uomo misterioso .

Sarà quest’ultimo a dare loro la possibilità di osservare cosa potrebbe accadere nel mondo, quando non ci saranno più.

È così che i quattro protagonisti avranno a disposizione una settimana per osservare sé stessi dal di fuori,

per vedere cosa lascerebbero e come reagirebbero parenti e amici alla loro dipartita. Quest’esperienza rappresenterà per tutti l’occasione per tornare ad apprezzare di nuovo la vita.

Su Il primo giorno della mia vita dice Paolo Genovese:

“Sono consapevole che questo film tratti un argomento delicato nato tanto tempo fa, come spesso accade,

tra i tavolini di un bar dove mi incontro spesso con i miei sceneggiatori che sono Paolo Costella e Rolando Ravello.

La storia è quella di un uomo misterioso interpretato da Toni Servillo che gira di notte per la città di Roma e

ferma alcune persone un attimo prima di suicidarsi, in un momento molto impattante, e propone loro un patto:

avere ancora una settimana di tempo per farle nuovamente innamorare della vita e promette di riportarli, dopo una settimana,

esattamente nello stesso punto dove li ha trovati, sempre liberi di scegliere del proprio destino.

Praticamente quest’uomo dà la possibilità di avere una seconda scelta ad un gruppo di persone che ha toccato il fondo.

Andando a ritroso nella memoria, devo dire che il nucleo originale della storia, per me è stato un documentario che si intitola “The Bridge” che vidi tempo fa:

il regista mise una telecamera per un anno sul “Golden Gate” il Ponte di San Francisco che è il luogo dove avvengono più suicidi.

Successivamente andò ad intervistare quelle persone che saltando, non sono morte, e la cosa molto importante è

che la quasi totalità delle persone che sono sopravvissute hanno raccontato che in quei sette secondi, tanto dura il salto in aria, si sono pentite del gesto che avevano fatto.

La cosa mi ha colpito e stimolato, per questo abbiamo trasformato i sette secondi in sette giorni e ho riflettuto

su quali possono essere i motivi che veramente quando hai scelto di fare un gesto così estremo, ti potrebbero far cambiare idea.

Abbiamo quindi costruito questa storia su un punto centrale:

ossia c’è sempre qualcuno che ti può aiutare nella vita, sia un amico, un parente o persino uno sconosciuto che ti tende una mano”.

Toni Servillo sul suo personaggio:

“Il mio personaggio regala una possibilità molto semplice:

quella di poter capovolgere l’ultimo giorno della propria vita con il primo, offrendo questa opportunità anche magica,

di guardarsi da fuori per provare a guardarsi meglio dentro e quindi di poter fare i conti con la propria solitudine”.

 

VALERIO MASTANDREA sul suo personaggio:

“Il mio personaggio è speculare a quello di Toni perché hanno un filo che li unisce che è proprio quello dell’assoluta incapacità a spiegare da dove viene quel malessere.

Il film cerca di non dare risposte alla condizione del mio personaggio, anche per rispetto di chi sta in quella stessa situazione.

Napoleone (così mi chiamo nel film) è un uomo che motiva gli altri, mentre ha un buio dentro.”

 

MARGHERITA BUY sul suo personaggio:

 

Ognuno di noi, secondo me, può compiere un gesto del genere, in una frazione di secondo, quando il dolore ti soffoca e non ti fa più respirare.

Il film “regala” un tempo a questi personaggi, per riflettere ancora di più su quello che hanno compiuto”.