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rocco schiavone

Rocco Schiavone quinta stagione con Marco Giallini ancora protagonista diretto da Spada in onda sulla Rai

Rocco Schiavone quinta stagione è la serie tratta dai romanzi e racconti di Antonio Manzini

rocco schiavoneediti in Italia da Sellerio per la regia di Simone Spada.

Nel cast con Marco Giallini ci sono:  Ernesto D’Argenio, Christian Ginepro, Massimo Reale,

Lorenza Indovina, Valeria Solarino,  Mirko Frezza,  Massimo Olcese, Gino Nardella.

La sceneggiatura è di  Antonio Manzini e  Maurizio Careddu.

I Produttori della Rai sono: Ivan Carlei, Alessandro Carbone, Fania Petrocchi

Prodotto da Rosario Rinaldo (APA) e Maddalena Rinaldo per CROSS PRODUCTIONS

Rocco Schiavone quinta stagione  è una coproduzione RAI FICTION, CROSS PRODUCTIONS e BETA FILM con il sostegno di     Film Commission Vallée d’Aoste

Schiavone continua a dialogare con il fantasma della moglie Marina (ora interpretata da Miriam Dalmazio),

ma il colpo di pistola sparato per errore dall’agente D’Intino  gli ha lasciato un profondo senso di vuoto e di solitudine.

Con il trasferimento di Gabriele (Carlo Ponti) e Cecilia (Anna Bellato) a Milano, Rocco ha perso ogni legame affettivo, nulla sembra potergli riscaldare l’anima:

il rapporto con Sandra (Valeria Solarino) non prende il volo e di Sebastiano (Francesco Acquaroli) nessuno sa più nulla.

Persino il suo fiuto nelle indagini inizia a vacillare, al punto da portare Rocco a compiere uno sbaglio, il primo.

Sarà il ritorno di Baiocchi (Adamo Dionisi) e dei fantasmi del passato a far tremare ulteriormente la terra sotto i suoi piedi,

niente è come credeva che fosse e tutto ciò che lo legava alla sua vita romana sembra sgretolarsi.

Ormai Rocco è costretto ad arrendersi alla realtà aostana tanto detestata, ma che forse rappresenta il suo unico vero rifugio sicuro.

Il regista Simone Spada su Rocco Schiavone quinta stagione:

Schiavone è un vicequestore in forza alla Polizia di Stato, romano fin nel midollo, che si ritrova a dover svolgere le sue funzioni nella città di Aosta.

Ma Rocco Schiavone è sì un poliziotto, ma tutto di lui farebbe dire il contrario.

Se penso a Rocco penso a quel meraviglioso viso unico e vissuto di Marco Giallini;

penso alla scrittura umana e raffinata di Antonio Manzini,

a quei bei romanzi Sellerio che divoravo anche prima di poter immaginare che un giorno ne avrei in qualche modo fatto parte,

penso alla passione e alla visione del nostri produttori Rosario Rinaldo e Maddalena Rinaldo,

alla Valle d’Aosta, che anche quest’anno ci ha ospitato,

alla neve, un elemento naturale, magico, malinconico e visivo che merita di riempire quasi sempre un’inquadratura.

Rocco Schiavone è un racconto che più cresce e va avanti negli anni, più diventa potente, pieno e pregno di umanità e ricco di sfumature.

Rocco è un po’ la verità della vita, la sua forza è l’empatia che crea con chi lo ama e chi non lo sopporta.

Nonostante viva in un tempo sospeso, un continuo inverno che sembra non passare mai, Rocco cambia, perché noi stessi cambiamo con lui.

Anche in questa stagione come nelle precedenti si arricchiscono ulteriormente le linee dei personaggi che lo circondano, le sue amicizie, i suoi amori mancati o schivati, i rimpianti, gli incontri e alcuni ritorni.

A questa  quinta stagione  sono particolarmente legato perché fiero di questo prodotto che ormai, sembra assurdo, vivo un po’ come un figlio.

i pionieri

I Pionieri diretto da Luca Scivoletto con Peppino Mazzotta, Lorenza Indovina, Claudio Bigagli prodotto da Fandango nelle sale

I Pionieri è il film diretto da Luca Scivoletto con soggetto e sceneggiatura di Eleonora Cimpanelli, Pierpaolo Pirone, Luca Scivoletto prodotto da Domenico Procacci e Laura Paolucci.

I Pionieri è una produzione Fandango e Rai Cinema nelle sale dal 13 aprile.

i pionieriLa fotografia di I Pionieri è di Stefano Falivene, il montaggio di Alice Roffinengo.

Nel cast ci sono: Mattia Bonaventura, Francesco Cilia, Danilo Di Vita, Matilde Sofia Fazio, Peppino Mazzotta, Lorenza Indovina, Eleonora Danco con la partecipazione di Claudio Bigagli.

Sicilia, estate del 1990. Enrico ha dodici anni e tutti i problemi dei ragazzini della sua età. Ma a tormentarlo non sono gli ormoni impazziti o un amore non corrisposto.

Il suo problema più grande si chiama Partito Comunista Italiano.

Il partito di suo padre – dirigente locale e probabile futuro segretario regionale – e di sua madre, delegata all’educazione ortodossa dei figli:

niente religione, niente Reebook, niente Rambo, niente Nintendo. In pratica: niente vita sociale.

A parte Renato, l’unico amico di Enrico, anche lui figlio di comunisti (il padre morto per la troppa passione politica e la madre viva ma non meno appassionata)

che a dodici anni si veste e parla come un funzionario di sessanta.

Lui al comunismo ci crede davvero. Enrico invece vorrebbe solo essere come gli altri.

D’estate andarsene al mare, per esempio, e non in giro con il padre, a convincere i compagni che la svolta voluta dal segretario, l’abbandono della falce e martello, è ormai inevitabile.

Farebbe qualunque cosa per evitarlo, anche scappare.

Andarsene in campeggio loro due, lontani da sezioni fumose e da cugini maneschi.

Non un campeggio normale, no: rifonderanno i Pionieri, i vecchi scout comunisti ormai estinti da decenni.

E andrebbe tutto liscio se sulla via della fuga non incontrassero Vittorio, compagno di scuola pluribocciato e manesco che si unisce all’impresa;

e Margherita, anche lei in fuga dalla madre, militare americana della vicina base Nato, e da un vero campo scout.

Quattro ragazzini con ben poco in comune, se non la necessità di scappare.

Dai militari americani e da una madre che vuole portarti lontano, dai carabinieri e da un altro quartetto, male assortito come il loro:

i litigiosissimi genitori di Enrico, l’intransigente madre di Renato e il fascistissimo padre di Vittorio.

Per riuscirci Enrico, Renato, Vittorio e Margherita devono restare uniti, che se non si può tornare indietro non si può far altro che andare avanti. Anche se fa paura.

sul film il regista dice:

Il film parte da uno spunto autobiografico, quindi, ma che poi parte per la tangente. Una storia che racconta l’avventura, racconta la crescita, l’amicizia, l’amore.”

L’Italia era organizzata in maniera diversa rispetto ad ora.

C’era una partecipazione alla politica anche quotidiana.

Era una realtà molto diversa. Io faccio parte di quella generazione che ha assistito al distacco dalla politica.

Immagino che, leggendo il libro, i giovani attori siano riusciti ad entrare in un mondo che non conoscevano e farsi un’idea di che cosa fosse.

Il caso del personaggio di Renato è stato emblematico. Francesco, l’attore, doveva crederci. Questa è stata la sfida vera.

Doveva sostenere un personaggio già strano all’epoca. Usavamo la Juventus come metafora. Poi i problemi sono sempre gli stessi, nella famiglia, nella crescita.

Il rispecchiamento per loro c’è, il comunismo è uno sfondo storico.

Magari farà sorgere delle domande: cosa è successo in Italia dopo la caduta del muro?Se i più giovani si faranno questa domanda, la sfida è vinta”.