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ultima volta che siamo stati bambini

L’ultima volta che siamo stati bambini è il debutto alla regia di Claudio Bisio

L’ultima volta che siamo stati bambini esordio alla regia di Claudio Bisio; il film  ha aperto la  53ª edizione del Giffoni Film Festival ed è nelle sale dal 12 ottobre.

Il film nel suo primo weekend di programmazione è stato il film più visto con oltre 66 mila presenze (66777) raggiungendo un incasso totale di quasi mezzo milione di euro.

Grande successo da parte del pubblico di giovani e giovanissimi, grazie al quale il film ha già ricevuto numerose richieste di programmazione da parte delle scuole.

ultima volta che siamo statiGiampaolo Letta (vice presidente e AD Medusa Film) dichiara:

Siamo molto soddisfatti per l’apprezzamento  che il nostro film sta ricevendo anche da parte del pubblico giovane.

In questo momento così difficile, segnato da avvenimenti tragici, in occasione dell’80esimo anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma, oggi più che mai ci ricorda l’importanza e il valore della memoria

La pellicola, tratta dall’omonimo libro di Fabio Bartolomei – edizioni e/o, è una coproduzione italo francese

Solea, Bartlebyfilm, Rosebud Entertainment Pictures in associazione con MEDUSA FILM,

in collaborazione con PRIME VIDEO, prodotto da Sandra Bonzi, Claudio Bisio,

Massimo Di Rocco, Luigi Napoleone

coprodotto da Angelo Laudisa, con la distribuzione di  MEDUSA FILM.

L’ultima volta che siamo stati bambini esce nelle sale il 12 ottobre.

Nel cast de L’ultima volta che siamo stati bambini ci sono:

Alessio Di Domenicantonio, Vincenzo Sebastiani,

Carlotta De Leonardis, Lorenzo Mcgovern Zaini,

Marianna Fontana, Federico Cesari, Claudio Bisio

e con la partecipazione straordinaria di Antonello Fassari.

 

Roma, estate 1943. Quattro bambini giocano alla guerra mentre attorno esplodono le bombe della guerra vera. Italo è il ricco figlio del Federale,

Cosimo ha il papà al confino e una fame atavica, Vanda è orfana e credente, Riccardo viene da un’agiata famiglia ebrea.

Sono diversi ma non lo sanno e tra loro nasce “la più grande amicizia del mondo”, impermeabile alle divisioni della Storia che insanguina l’Europa.

Per loro tutto è gioco, combattono in cortile una fantasiosa guerra fatta di missioni avventurose ed eroismi, poi però fanno patti “di sputo” e non “di sangue” per paura di tagliarsi.

Ma il 16 ottobre il ragazzino ebreo viene portato via dai tedeschi insieme ad oltre mille persone del Ghetto. Grazie al padre Federale di Italo, i tre amici credono di sapere dov’è e,

per onorare il “patto di sputo”, decidono di partire in segreto per convincere i tedeschi a liberare il loro amico.

L’ennesima missione fantasiosa entra nella realtà, i tre bambini viaggiano soli in un’Italia stremata dalla guerra, fra soldati allo sbando, disertori, truppe di tedeschi occupanti, popolazioni provate e affamate.

I tre bambini non sono del tutto soli, due adulti partono a cercarli per riportarli a casa: Agnese, suora dell’orfanotrofio in cui vive Vanda, e Vittorio, fratello di Italo.

Lei cristianamente odia la violenza e lui è un eroe di guerra fascista: sono diversi e, al contrario dei bambini, lo sanno benissimo infatti litigano tutto il tempo.

Il doppio viaggio dei bambini e degli adulti nell’Italia lacerata dalla guerra sarà gioco e terrore, poesia fanciullesca e privazioni, scoperta della vita e rischi di morte:

un’esperienza capace di imprimere il suo sigillo su tutti i personaggi coinvolti, cambiando la coscienza dei singoli e le loro relazioni.

Fino al sorprendente ma in fondo purtroppo logico, finale.

Sul film Claudio Bisio dice:

Quando ho letto il libro ho riso e pianto. Insomma, me ne sono innamorato e ho pensato che quella storia andasse portata al cinema.

Il mio entusiasmo ha contagiato prima Sandra Bonzi di Solea e Massimo di Rocco di Bartleby Film e infine Gianpaolo Letta di Medusa, il quale non solo ha deciso di sostenere il progetto, ma mi ha anche convinto a cimentarmi nella regia.

Io? Dirigere un film ambientato durante il rastrellamento del ghetto del 1943 con protagonisti quattro bambini? Una follia?

Sicuramente un’incredibile ed emozionante avventura alla quale mi sono avvicinato con umiltà e rispetto, e dalla quale esco arricchito umanamente e professionalmente.

napoli magica

Napoli magica di Marco D’amore anche regista ed interprete del film che sarà nelle sale dal 5 dicembre

 Napoli magica è un film di Marco D’Amore  che firma anche la sceneggiatura con Francesco Ghiaccio.

Il film è stato presentato nel corso della 40esima edizione del Torino Film Festival e sarà nelle sale come evento speciale al cinema il 5, 6 e 7 dicembre.

Il montaggio è di Mirko Platania e la produzione esecutiva è di Mad Entertainment con Mosaicon Film.

 

napoli magicaNapoli magica è prodotto per Mad Entertainment da Luciano Stella, Maria Carolina Terzi, Carlo Stella

Lorenza Stella, prodotto per Sky da Roberto Pisoni, Dino Vannini, Gaia Pasetto.

Nel cast di Napoli magica ci sono:  Marco D’Amore, Gigio Morra, Marcello Romolo, Andrea Renzi,

Marianna Fontana, Gennaro Di Colandrea, Giovanni Ludeno.

 Una Produzione Sky e Mad Entertaiment in collaborazione con           Vision Distribution.

Cosa cerchi in Napoli quando la abiti da sempre o quando la visiti per la prima volta?

Perché la sua anima è così diversa dalle altre? Dove risiede la sua magia?

Marco D’Amore vuole scoprirlo e per farlo esiste un unico modo: deve attraversarla e perdersi per trovare l’inaspettato incanto.

Bisogna scavare la pietra di tufo dei suoi sottofondi per disseppellire i suoi misteri e le sue leggende, i suoi spiriti, le voci antiche, i suoi fantasmi e i suoi miti.

Il dedalo di cunicoli scavati per tremila anni è tomba dei segreti su cui poggia l’intera città.

E poi dalla realtà si passa alla favola, e così in Napoli Magica i luoghi iconici – il cimitero delle Fontanelle, Castel dell’Ovo, la cappella del Cristo Velato, le Catacombe di San Gaudioso –

prendono vita mentre i volti della gente incontrata in strada si contrappongono ai personaggi del mito (la sirena Parthenope, il munaciello, le anime pezzentelle, Pulcinella).

In questo viaggio, la città assume forme e contorni nuovi suscitando sentimenti contrastanti, in un continuo gioco di opposti.

Napoli è uno sguardo o un’infinità di vedute, come se la si osservasse dalle alture dei colli che la circondano, o dai sotterranei che la trapassano o infine,

attraverso gli occhi di tutte le anime che fino ad ora l’hanno abitata in superficie o nelle sue cavità.

Napoli Magica dà del “tu” al mistero e attende risposte mai rivelate dagli oracoli.

Ho intenzione di trarre in inganno lo spettatore fin dai primi minuti di questo lavoro

– dice il regista –

per fargli credere di trovarsi di fronte al classico documentario che racconti la città visitando luoghi ed intervistando persone.

Sorprenderlo poi con un colpo di teatro, una magia è il caso di dire.

Alla fine per condurre il pubblico dall’altra parte di Napoli, attraversando il ponte immaginario che separa la superfice dai sotterranei,

è necessario sconfinare dai luoghi dove le bellezze sono bagnate dal mare e lavate dall’aria più salubre della terra,

bisogna scavare la pietra di tufo dei suoi sottofondi per giungere dove stanno sepolti i suoi spiriti e le voci antiche.

I suoi fantasmi e i suoi miti.

Questa desueta modalità di racconto nasce dalla convinzione che questa città sia uno dei più grandi palcoscenici della vita,

sospeso tra realtà e rappresentazione, spietata verità e mirabile finzione e che abbia nel suo ventre un popolo

che ha bisogno di drammatizzare gli eventi per comprenderli e di enfatizzare i comportamenti, contrapponendo alla necessità dello stare al mondo il gioco della messinscena.

Il mio personale immaginario, nella ricerca effettuata per raccontare Napoli e la sua magia,

si è nutrito degli esempi dei grandi artisti

che l’hanno attraversata nei secoli, quelli che hanno saputo coglierne lo spirito senza fermarsi alle apparenze.

 Ho così udito mille e mille voci, echi di mondi lontani e ne ho visto moltiplicarsi le visioni, come in un misterioso caleidoscopio.

È mia intenzione far sì che queste visioni si vedano, così come queste voci si ascoltino. Sarà un percorso lacunoso e senza risposte.

Così come accade sempre quando l’uomo ha l’ardire di misurarsi col mistero.

Costruendo attorno alle vicende di Napoli una favola contemporanea

che narri le vicende e i conflitti che la agitano scopriremo un luogo geografico e dell’anima dove bellezza e miseria, pace e guerra, alto e basso

convivono da sempre in un complicato eppur semplice equilibrio.

 

 

 

romulus

Romulus II – La guerra per Roma è la serie firmata da Matteo Rovere con Arcangeli, Fontana, Di Napoli

Romulus II – La guerra per Roma è il secondo capitolo della serie firmata da Matteo Rovere e prodotta da Sky Studios, Cattleya e Groenlandia in collaborazione con ITV Studios.

romulus Romulus II – La guerra per Roma è divisa in otto puntate e

arriverà dal 21 ottobre in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

I protagonisti della prima stagione sono:

Andrea Arcangeli (Yemos), Marianna Fontana (Ilia) e Francesco Di Napoli (Wiros) .

Inoltre nella prima stagione figurano:

Sergio Romano (Amulius), Demetra Avincola(Deftri) e Vanessa Scalera (Silvia).

Al cast delle prima serie si aggiungono:

Valentina Bellè  nei panni di Ersilia, a capo delle sacerdotesse Sabine,

Emanuele Maria Di Stefano che interpreta il re dei Sabini Tito Tazio, figlio del Dio Sancos, il più potente nemico di Roma,

Max Malatesta  è Sabos, consigliere e braccio destro del re dei Sabini, Ludovica Nasti  veste i panni di Vibia, la più giovane fra le sacerdotesse Sabine;

mentre Giancarlo Commare  è Atys, il giovane re di Satricum.

Come già accaduto nella prima stagione anche la seconda è interamente girata in protolatino.

I registi sono: Matteo Rovere, Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale, già registi della prima stagione, e da Francesca Mazzoleni .

Alla sceneggiatura tornano Filippo Gravino e Guido Iuculano, cui si uniscono Flaminia Gressi e Federico Gnesini.

Yemos, Wiros, Ilia, il gruppo di Ruminales e i cittadini di Alba a loro fedeli si sono insediati in quella che un tempo era Velia,

consacrandola regno libero e indipendente e dandole il nome di ROMA.

È per questo che Tito Tazio, giovanissimo re dei Sabini, figlio del dio Sancos, temuto e venerato dal suo popolo,

temendo l’espansione del regno oltre i confini,

invita i due re per un rito che si rivelerà un’imboscata volta alla sottomissione.

In questa terra inospitale, Yemos e Wiros strapperanno al re le sacerdotesse Sabine, a lui molto care, in un gesto sacrilego ma inevitabile.

Quando i Sabini invadono il Lazio per reclamare le donne, Yemos e Wiros restano fermi sulle loro posizioni

ma di fronte a guerra e distruzione il loro sodalizio inizia a mostrare i segni di una crisi imminente, perché a Roma può esserci un solo re. Chi prenderà il nome di ROMULUS?

Da notare, inoltre, che Romulus II – La guerra per Roma è a prima serie Tv italiana certificata totalmente carbon neutral, anche a livello internazionale.

Durante la fase di produzione è stata avviata una stretta collaborazione con Zen2030, società benefit italiana

che ha come obiettivo la riduzione dell’impatto ambientale dell’intero settore audiovisivo italiano, sulla via delle zero emissioni nette.

Romulus II – La guerra per Roma ha quindi potuto beneficiare dell’applicazione del Protocollo Zen2030,

finalizzato a ridurre l’impronta di carbonio delle produzioni cinematografiche fino a renderle carbon neutral.

Una scelta in linea con l’impegno del gruppo Sky che, con la campagna Sky Zero, punta a essere la prima media company in Europa a diventare Net Zero Carbon entro il 2030.