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la caccia

La caccia il film di Marco Bocci con Chiatti, Sermonti, Nigro, Mazzotta, Savoia nelle sale

La Caccia è un film diretto da Marco Bocci nelle sale dall’11 maggio 2023.

La sceneggiatura de La caccia è dello stesso Bocci con Alessandro Nicolò e Alessandro Pondi.

La distribuzione è di Medusa Film, mentre la produzione di Santo Versace e Gianluca Curti per Minerva Pictures, con Rai Cinema.

la cacciaNel cast di La caccia ci sono:

Laura Chiatti, Filippo Nigro, Paolo Pierobon, Pietro Sermonti, Gigi Savoia, Peppino Mazzotta, Marco Bocci, Marina Rocco

La Caccia racconta la storia di una famiglia, di  quattro fratelli, Silvia, Luca, Giorgio e Mattia

(Laura Chiatti, Filippo Nigro, Paolo Pierobon e Pietro Sermonti), molto diversi fra loro.

Luca è un tipo pieno di energie, lavora nel settore della vendita di auto e sta progettando di espandere la sua attività.

Silvia per diverso tempo ha dovuto combattere con la sua tossicodipendenza, ma adesso è pulita da ben mille giorni.

Mattia è un creativo, lavora come pittore, a un primo sguardo appare trasandato e sembra non curarsi molto dell’opinione altrui.

Giorgio, infine, emana un aria seria e affidabile, ha un lavoro stabile ed è il padre di una famiglia molto esigente.

Dopo un lungo periodo lontani, i quattro fratelli si riuniscono per la morte del padre.

Si ritrovano tutti in quella grande villa dove hanno trascorso insieme gli anni dell’infanzia e scoprono, con loro grande sorpresa, che l’abitazione è l’unica eredità lasciata loro dal padre.

Decidono di comune accordo di vendere la casa, nonostante ancora oggi nasconda una terribile verità.

Il ricavato dalla vendita, però, non è sufficiente a sanare i problemi economici di ognuno di loro, così Luca propone ai fratelli una soluzione per un verso estrema, ma degna di suo padre.

Sul film La caccia il regista Bocci afferma:

A me piace lavorare con gli attori, forse perché sono un attore anche io e conosco le fragilità che possiamo avere sul set.

In verità mi piace anche fare un lungo lavoro di preparazione con loro e mi fido molto degli attori, mi piace scoprire fin dove possono arrivare e trovo sia giusto lasciare anche un certo spazio all’improvvisazione.

In generale comunque sono una persona abbastanza istintiva e mi piace seguire il flusso, seguire quello che ho voglia di raccontare.

Mi piace anche mischiare un po’ i generi, non mi fisso su un unico “registro”.

Secondo me questo film può piacere e soddisfare sia il semplice appassionato di cinema che va in sala per puro intrattenimento,

che uno spettatore che ha voglia di qualcosa di più, magari di riflettere per qualche ora su quello che ha visto.

Naturalmente è anche un film che riflette sui rapporti familiari, sui legami con i quali cresciamo.

Tutto parte dalla famiglia, le nostre sicurezze, le nostre insicurezze, fragilità o indecisioni.

Credo che il film appunto faccia riflettere su quanto il nostro passato riesca a contaminarci.

Filippo Nigro, uno dei protagonisti sul film dice:

Nel film sembra che nessuno voglia stare in gioco e quindi nessuno vuole essere in scena, o nella vita.

Nel mio caso, invece, provo ad esserci troppo e troppo male, commettendo numerosi errori.

Proprio perché non siamo preparati a stare in scena, o nella vita.

E questo ti incattivisce, ti rende frustrato, tuo malgrado. Ti arrabbi per sopravvivere.

 

 

i pionieri

I Pionieri diretto da Luca Scivoletto con Peppino Mazzotta, Lorenza Indovina, Claudio Bigagli prodotto da Fandango nelle sale

I Pionieri è il film diretto da Luca Scivoletto con soggetto e sceneggiatura di Eleonora Cimpanelli, Pierpaolo Pirone, Luca Scivoletto prodotto da Domenico Procacci e Laura Paolucci.

I Pionieri è una produzione Fandango e Rai Cinema nelle sale dal 13 aprile.

i pionieriLa fotografia di I Pionieri è di Stefano Falivene, il montaggio di Alice Roffinengo.

Nel cast ci sono: Mattia Bonaventura, Francesco Cilia, Danilo Di Vita, Matilde Sofia Fazio, Peppino Mazzotta, Lorenza Indovina, Eleonora Danco con la partecipazione di Claudio Bigagli.

Sicilia, estate del 1990. Enrico ha dodici anni e tutti i problemi dei ragazzini della sua età. Ma a tormentarlo non sono gli ormoni impazziti o un amore non corrisposto.

Il suo problema più grande si chiama Partito Comunista Italiano.

Il partito di suo padre – dirigente locale e probabile futuro segretario regionale – e di sua madre, delegata all’educazione ortodossa dei figli:

niente religione, niente Reebook, niente Rambo, niente Nintendo. In pratica: niente vita sociale.

A parte Renato, l’unico amico di Enrico, anche lui figlio di comunisti (il padre morto per la troppa passione politica e la madre viva ma non meno appassionata)

che a dodici anni si veste e parla come un funzionario di sessanta.

Lui al comunismo ci crede davvero. Enrico invece vorrebbe solo essere come gli altri.

D’estate andarsene al mare, per esempio, e non in giro con il padre, a convincere i compagni che la svolta voluta dal segretario, l’abbandono della falce e martello, è ormai inevitabile.

Farebbe qualunque cosa per evitarlo, anche scappare.

Andarsene in campeggio loro due, lontani da sezioni fumose e da cugini maneschi.

Non un campeggio normale, no: rifonderanno i Pionieri, i vecchi scout comunisti ormai estinti da decenni.

E andrebbe tutto liscio se sulla via della fuga non incontrassero Vittorio, compagno di scuola pluribocciato e manesco che si unisce all’impresa;

e Margherita, anche lei in fuga dalla madre, militare americana della vicina base Nato, e da un vero campo scout.

Quattro ragazzini con ben poco in comune, se non la necessità di scappare.

Dai militari americani e da una madre che vuole portarti lontano, dai carabinieri e da un altro quartetto, male assortito come il loro:

i litigiosissimi genitori di Enrico, l’intransigente madre di Renato e il fascistissimo padre di Vittorio.

Per riuscirci Enrico, Renato, Vittorio e Margherita devono restare uniti, che se non si può tornare indietro non si può far altro che andare avanti. Anche se fa paura.

sul film il regista dice:

Il film parte da uno spunto autobiografico, quindi, ma che poi parte per la tangente. Una storia che racconta l’avventura, racconta la crescita, l’amicizia, l’amore.”

L’Italia era organizzata in maniera diversa rispetto ad ora.

C’era una partecipazione alla politica anche quotidiana.

Era una realtà molto diversa. Io faccio parte di quella generazione che ha assistito al distacco dalla politica.

Immagino che, leggendo il libro, i giovani attori siano riusciti ad entrare in un mondo che non conoscevano e farsi un’idea di che cosa fosse.

Il caso del personaggio di Renato è stato emblematico. Francesco, l’attore, doveva crederci. Questa è stata la sfida vera.

Doveva sostenere un personaggio già strano all’epoca. Usavamo la Juventus come metafora. Poi i problemi sono sempre gli stessi, nella famiglia, nella crescita.

Il rispecchiamento per loro c’è, il comunismo è uno sfondo storico.

Magari farà sorgere delle domande: cosa è successo in Italia dopo la caduta del muro?Se i più giovani si faranno questa domanda, la sfida è vinta”.