Holy Shoes è il film di Alessandro Ottaviani e Luigi Di Capua che firma anche la regia.
Un film con Carla Signoris, Simone Liberati, Isabella Briganti, Denise Capezza, Ludovica Nasti, Orso Maria Guerrini, Raffaele Argesanu.
Filippo, quattordicenne innamorato di Marianna,
si mette nei guai perché vuole a tutti i costi regalare alla ragazza un paio di Typo3 originali, le nuove sneakers di design che tutti sognano.
A venderle sottobanco è Bibbolino, che nel frattempo cerca di non farsi schiacciare dall’ingombrante figura paterna mentre tenta di conquistare anche l’affetto del proprio figlio.
Mei sogna di andare a studiare a Boston, ma deve aiutare nel ristorante di famiglia e prendersi cura del fratello con la sindrome di Asperger.
Luciana ha una vita monotona e senza passione, ma tutto cambia quando fa amicizia con la vicina di casa Agnese, giornalista rimasta vittima di un grave incidente.
Sul film il regista Di Capua dice: “Holy Shoes racconta uno degli aspetti più intriganti e potenti della società contemporanea: la tirannia del desiderio.
Il desiderio di essere ciò che non siamo, il desiderio di possedere ciò che non abbiamo.
Siamo tutte anime desideranti, e nella società dei consumi il desiderio è il motore che muove tutte le cose.
Perché attraverso ciò che desideriamo si forma la nostra identità.
Persi nella liquidità digitale, privi di modelli solidi, scambiamo le nostre identità con quelle degli altri, e i nostri stessi desideri sono forse i desideri degli altri.
La storia di Holy Shoes è una storia universale perché vive all’interno dei codici del consumismo e della globalizzazione.
Le vite dei personaggi ruotano attorno a desideri figli del rapporto ambiguo, distorto, conturbante che gli esseri umani hanno sviluppato con gli oggetti,
e in particolare con le scarpe, che più di tutti ne rappresentano un elemento parossistico.
Dal dopoguerra in poi le scarpe sono lentamente diventate il feticcio che più di tutti si è allontanato dalla propria funzione primaria.
Con l’esplosione del fenomeno delle sneakers, delle Nike negli anni ’80, abbiamo assistito ad una parabola esponenziale che ha trasformato la passione per le Sneakers in un mercato da 95 miliardi di dollari.
Questo perché le scarpe vengono vendute come fossero un sogno, uno strumento per viverlo.
È il materialismo magico.
E in un mondo in cui esiste solo quel sogno, le persone sono disposte a tutto per ottenerlo”.