Mese: Luglio 2024

nina dei lupi

Nina dei lupi è il film di Antonio Pisu con Sergio Rubini e Sara Ciocca il 28 luglio su Sky

Nina dei Lupi è il film diretto e co-sceneggiato da Antonio Pisu in arrivo domenica 28 luglio alle 21:15 su Sky Cinema Uno, in streaming solo su NOW e disponibile on demand.

Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K.

nina dei lupiIl sarà in anteprima mondiale il 30 agosto a Venezia come proiezione speciale in apertura alle Giornate degli Autori.

Nel cast di Nina dei Lupi  ci sono: Sergio Rubini, Sara Ciocca, Sandra Ceccarelli, Cesare Bocci e Davide Silvestri.

Nel cast anche Tiziana Foschi, Caterina Gabanella, Fabio Ferrari e Paolo Rossi Pisu.

Nina dei Lupi è tratto dall’omonimo romanzo dell’autore candidato al Premio Strega 2011 Alessandro Bertante.

Annapaola Fabbri, Tiziana Foschi, Pierpaolo de Mejo e lo stesso Antonio Pisu firmano la sceneggiatura.

Il film  è prodotto da Genoma Films di Paolo Rossi Pisu con il contributo del MIC, in collaborazione con Trentino Film Commission,

in partecipazione con JCG BITS production e con Edoardo Possati, con il patrocinio dei Comuni di Ala e Vallarsa e

realizzato con il sostegno della Regione Lazio – Fondo regionale per Cinema e l’audiovisivo.

Un’improvvisa tempesta solare rende inutilizzabile qualsiasi apparecchiatura elettronica in tutto il pianeta.

Lo stesso giorno, una neonata che si chiama Nina viene ritrovata sulla montagna nei pressi di un piccolo paese sperduto.

Dopo il catastrofico e misterioso evento atmosferico che tutti chiamano “la sciagura”, la civiltà come la conosciamo si sgretola, le risorse scarseggiano e ovunque e tra gli esseri umani vige la legge del più forte.

In questa desolazione il paese di Nina resta però miracolosamente un mondo a parte, i suoi pochi abitanti vivono una vita senza tecnologia e

Nina cresce con un forte legame con la natura, che neanche lei stessa riesce a comprendere e che la porta a essere vista da molti come strega per via degli strani fenomeni che accadono in sua presenza.

Ma quando una banda di predoni invaderà il paese, decimando brutalmente la popolazione e soggiogando i superstiti,

Nina ormai adolescente riuscirà a fuggire nei boschi, a imparare la sopravvivenza in montagna e la convivenza con i lupi e a comprendere i poteri che ha dentro di sé per salvare la sua gente.

Le riprese del film si sono svolte in Trentino e la produzione ha ottenuto la certificazione Green Film, il protocollo ideato e promosso dalla Trentino Film Commission

che incentiva la sostenibilità ambientale nella produzione audiovisiva.

 

Sul film il regista Pisu dice:

«…nella bolla di silenzio e angosciosa attesa, la natura fa un passo indietro e osserva l’idiozia degli uomini.»

Questa è la frase tratta dal romanzo “Nina dei Lupi” di Alessandro Bertante da cui abbiamo preso ispirazione per raccontare la nostra storia.

In un prossimo futuro, la società tecnologica, economica e sociale come la conosciamo è finita. L’importanza che l’uomo ha dato alle cose materiali si è rivelata controproducente.

 L’utilizzo ormai morboso che facciamo dei cellulari, dei social network e di internet

ci ha creato una totale incapacità di autosostentarci con quello che il nostro pianeta ci offre.

Grazie alla consulenza del Dott. Andrea Spiga, astrofisico dell’università di Pavia, abbiamo ipotizzato, insieme al team di autori,

uno scenario plausibile in cui una tempesta solare blocchi per un lungo lasso di tempo tutte le nostre apparecchiature elettroniche.

In aggiunta a questo scenario devastante, le piante e gli anima- li lentamente sembrano morire.

 In poco più di due settimane sarebbe il caos.

 Immaginate di non poter accedere al vostro conto corrente, non poter utilizzare la vostra automobile, il vostro computer.

Immaginate che i rifornimenti ai supermercati cessino di arrivare, così come quelli alle farmacie o agli ospedali dei grandi centri urbani.

Le centrali elettriche smetterebbero di fornire energia così come qualsiasi impianto elettronico di qualsiasi azienda cesserebbe di funzionare.

 La nostra società crollerebbe e torneremmo ad essere quello che siamo da sempre: essere umani.

la morte è un problema dei vivi2

“La morte è un problema di vivi” è il film diretto dal pluripremiato regista finlandese Teemu Nikki che firma anche la sceneggiatura

La morte è un problema di vivi è il film diretto da Teemu Nikki che firma anche la sceneggiatura.

Nel cast de La morte è un problema di vivi ci sono: Pekka Strang, Jari Virman, Elina Knihtila, Elina Knihtila, Hannamaija Nikander, Pihla Penttinen, Iivo Tuuri.

La fotografia è di Jyrki Arnikari mentre i produttori sono: Jani Poso, Andrea Romeo

la morte è un problema dei viviLa produzione è firmata da It’s Alive Films, TCB – The Culture Business, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di Emilia-Romagna Film Commission.

La distribuzione è di I Wonder Pictures per l’Italia e YLE per la Finlandia.

Risto Kivi, dipendente dal gioco d’azzardo e il suo amico Arto Niska, un uomo che a cui è rimasto solo il 15% del cervello, sono due autisti di carri funebri molto particolari.

Si occupano infatti di recuperare i corpi di persone decedute nelle circostanze più assurde. Nella loro vita tutto è andato storto per motivi completamente opposti.

Arto, l’uomo senza cervello, e Risto, l’uomo senza cuore, si ritroveranno così a giocare con le loro stesse vite per recuperare tutto quello che hanno perduto.

Il regista Teemu Nikki sul film dice:

I miei film nascono in modo piuttosto anticonvenzionale.

Di solito, qualcosa inizia a darmi fastidio e subito dopo stiamo già girando un film sull’argomento.

 L’idea di La morte è un problema dei vivi è nata quando ho letto tre interessanti articoli.

Uno di questi parlava di un giocatore d’azzardo, un altro di un uomo senza cervello e il terzo di un autista di carri funebri.

Le tre cose si sono mescolate nella mia mente e lentamente hanno dato via ad una storia di amicizia tra un uomo senza cuore e un uomo senza cervello.

Ritrovo entrambi i personaggi in me. Nel bene e nel male.

Ho scoperto che la risata è il mio scudo contro ogni male.

Rido anche in situazioni e momenti tutt’altro che divertenti.

Forse è per questo che penso che l’approccio migliore ai temi oscuri nel cinema sia il tono da commedia.

Finché c’è da ridere, c’è vita.

 Questo film è significativo anche perché è stata l’ultima collaborazione tra me e il direttore della fotografia Jyrki Arnikari.

Jyrki ha girato i miei primi film e mi ha sostenuto fino alla fine.

È morto pochi mesi dopo la fine delle nostre riprese.

Spero che La morte è un problema dei vivi possa offrire agli spettatori un’esperienza che li faccia ridere, magari piangere,

e che ricordi loro di amare la vita. 

la treccia

La treccia è il film scritto e diretto da Laetitia Colombani con Mia Maelzer, Sajda Pathan, Nehpal Gautam, Fotinì Peluso

La treccia è il film scritto e diretto da Laetitia Colombani.

Nel cast de La treccia ci sono: Mia Maelzer, Sajda Pathan, Nehpal Gautam, Fotinì Peluso, Kim Raver, Mara Spinelli, Cecilia Zingaro.

la trecciaLa distribuzione del film è a cura di Indigo Film.

I produttori sono: Olivier Delbosc, Marc Missonnier, Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori, Richard Lalonde, Deborah Benattar

La produzione è di: Curiosa Films, Moana Films, Indigo Film, SND Groupe M6, France 2 Cinéma, Panache Productions, Forum Films,

con il contributo del Ministero della Cultura, Canal +, France Télévisions con il sostegno di Regione Lazio, con il sostegno di Apulia Film Commission.

 La Treccia segue la storia di tre donne che vivono in tre continenti, diverse in tutto ma unite da un destino comune: la lotta per la sopravvivenza.
Giulia è una ragazza italiana, la sua famiglia produce parrucche riutilizzando i capelli tagliati o caduti spontaneamente.

Quando suo padre è vittima di un grave incidente, Giulia scopre che l’azienda è piena di debiti e il mondo le crolla improvvisamente addosso.
Smita ha una figlia e in India essere donna significa sottostare alla legge di tuo padre e di tuo marito, ma lei vuole un futuro migliore per la sua bambina.

Per farlo deve andare lontano e ricominciare altrove una nuova vita.
La terza protagonista vive in Canada, si chiama Sarah, è un’avvocatessa di successo e una madre di famiglia.

Tutto sembra andare per il meglio fino a quando la scoperta di un tumore al seno sconvolge la sua vita.
Tre donne, tre universi legati dalla forza di combattere, unite senza saperlo, da una rete di speranza e solidarietà.

Laetitia Colombani parla della genesi del suo film:

“Ho accompagnato una delle mie amiche più care in un negozio di parrucche: aveva appena scoperto di avere un cancro e stava iniziando la chemioterapia.

Ha scelto una parrucca fatta di capelli indiani naturali.

In quel momento ho ricordato un documentario che avevo visto in televisione anni prima,

che mostrava come i capelli donati dai pellegrini in un tempio indiano viaggiassero fuori dal paese e

venissero utilizzati come base per la produzione di parrucche.

Da lì mi è venuta l’idea di una storia ambientata su tre continenti:

un’indiana che donava i suoi capelli in un tempio, un’occidentale che li riceveva, e una lavoratrice che li trasformava.

Da sempre, i capelli sono associati a un certo concetto di femminilità.

Avendo seguito il percorso di un’amica che ha perso i suoi capelli, so quanto questa perdita possa essere dolorosa e associata alla malattia.

Mi piaceva questo simbolo della femminilità, ma anche quello della resistenza:

 la cheratina è una materia molto resistente, e l’idea di questo capello, sottile ma forte allo stesso tempo,

mi piaceva, perché è anche una metafora dei miei tre personaggi”.

holy shoes

Holy Shoes il film di Luigi Di Capua che firma anche la regia e con Carla Signoris, Simone Liberati, Isabella Briganti, Denise Capezza, Ludovica Nasti

Holy Shoes è il film di Alessandro Ottaviani e Luigi Di Capua che firma anche la regia.

Un film con Carla Signoris, Simone Liberati, Isabella Briganti, Denise Capezza, Ludovica Nasti, Orso Maria Guerrini, Raffaele Argesanu.

holy shoesLa distribuzione è a cura di Academy Two mentre la produzione è Pepito Produzioni con Rai Cinema.
La  fotografia è di: Julien Panzarasa, Giacomina Palma.

 

Filippo, quattordicenne innamorato di Marianna,

si mette nei guai perché vuole a tutti i costi regalare alla ragazza un paio di Typo3 originali, le nuove sneakers di design che tutti sognano.

A venderle sottobanco è Bibbolino, che nel frattempo cerca di non farsi schiacciare dall’ingombrante figura paterna mentre tenta di conquistare anche l’affetto del proprio figlio.

Mei sogna di andare a studiare a Boston, ma deve aiutare nel ristorante di famiglia e prendersi cura del fratello con la sindrome di Asperger.

Luciana ha una vita monotona e senza passione, ma tutto cambia quando fa amicizia con la vicina di casa Agnese, giornalista rimasta vittima di un grave incidente.

 

Sul film il regista Di Capua dice: “Holy Shoes racconta uno degli aspetti più intriganti e potenti della società contemporanea: la tirannia del desiderio.

 Il desiderio di essere ciò che non siamo, il desiderio di possedere ciò che non abbiamo.

Siamo tutte anime desideranti, e nella società dei consumi il desiderio è il motore che muove tutte le cose.

Perché attraverso ciò che desideriamo si forma la nostra identità.

Persi nella liquidità digitale, privi di modelli solidi, scambiamo le nostre identità con quelle degli altri, e i nostri stessi desideri sono forse i desideri degli altri.

La storia di Holy Shoes è una storia universale perché vive all’interno dei codici del consumismo e della globalizzazione.

 Le vite dei personaggi ruotano attorno a desideri figli del rapporto ambiguo, distorto, conturbante che gli esseri umani hanno sviluppato con gli oggetti,

e in particolare con le scarpe, che più di tutti ne rappresentano un elemento parossistico.

Dal dopoguerra in poi le scarpe sono lentamente diventate il feticcio che più di tutti si è allontanato dalla propria funzione primaria.

Con l’esplosione del fenomeno delle sneakers, delle Nike negli anni ’80, abbiamo assistito ad una parabola esponenziale che ha trasformato la passione per le Sneakers in un mercato da 95 miliardi di dollari.

Questo perché le scarpe vengono vendute come fossero un sogno, uno strumento per viverlo.

È il materialismo magico.

E in un mondo in cui esiste solo quel sogno, le persone sono disposte a tutto per ottenerlo”.

 

 

NON-RIATTACCARE

“Non riattaccare” diretto da Manfredi Lucibello con Barbara Ronchi e la voce di Claudio Santamaria

Non riattaccare è il film diretto da Manfredi Lucibello.

Nel cast di Non riattaccare ci sono: Barbara Ronchi, Claudio Santamaria, Piergiorgio Savarese, Guglielmo Favilla

non riattaccareLa sceneggiatura di Non riattaccare è di:  Manfredi Lucibello, Jacopo Del Giudice, dal romanzo omonimo di Alessandra Montrucchio.

Il montaggio è di: Diego Berrè e i produttori sono: Carlo Macchitella, Marco Manetti, Antonio Manetti, Pier Giorgio Bellocchio.

Le produzioni del film sono: Mompracem, Rai Cinema, Rosebud Entertainment Pictures, con il contributo del Ministero della Cultura

La distribuzione è: I Wonder Pictures [Italia], Wild Bunch Distribution [Francia]

È una delle tante notti anonime della quarantena quando il telefono di Irene squilla.

È Pietro, il suo ex. Irene non lo sente da mesi, da quando la loro storia è finita, tentenna, ma alla fine risponde.

Pietro è fuori di sé e le sue parole confuse lasciano presagire un atto disperato.

A Irene non resta che mettersi in viaggio, in una città spettrale, senza mai riattaccare, con la speranza di raggiungerlo in tempo.

Il regista Manfredi Lucibello racconta Non riattaccare così:

“Ha proprio ragione Truffaut: dentro ogni grande storia d’amore c’è sempre un thriller!

L’incipit del romanzo di Alessandra Montrucchio, da cui è liberamente tratto il film, mi ha folgorato

 “In quelle pagine ho letto l’occasione per portare avanti il mio personale discorso sul noir, realizzando un film di cui non si può fare a meno

a partire dai suoi elementi: una persona, una voce e un’automobile.

Ci ho letto anche un’altra opportunità:

nel romanzo i protagonisti non hanno un nome ed un passato, io li ho cercati rovistando nelle mie esperienze, nelle emozioni e nelle mie paure.

Così sono nati Irene e Pietro”.

Barbara Ronchi sul film Non riattaccare dice:

“La sensazione è quella di vedere un’attrice sola per più di 90 minuti, in realtà non mi sono mai sentita meno sola come durante le riprese di questo film

 Io spero che gli spettatori vedano tanta Irene, perché io vedo tanta Barbara“.

Claudio Santamaria nel film solo la voce a telefono nel film aggiunge:

“Sono stato abbastanza libero nel doppiare, potevo muovermi e c’era bisogno che il dolore, il tormento, la sofferenza di Pietro riuscissero a bucare l’etere.

A fine doppiaggio ero in lacrime, devastato, ma è stato molto stimolante“.