Non riattaccare è il film diretto da Manfredi Lucibello.
Nel cast di Non riattaccare ci sono: Barbara Ronchi, Claudio Santamaria, Piergiorgio Savarese, Guglielmo Favilla
La sceneggiatura di Non riattaccare è di: Manfredi Lucibello, Jacopo Del Giudice, dal romanzo omonimo di Alessandra Montrucchio.
Il montaggio è di: Diego Berrè e i produttori sono: Carlo Macchitella, Marco Manetti, Antonio Manetti, Pier Giorgio Bellocchio.
Le produzioni del film sono: Mompracem, Rai Cinema, Rosebud Entertainment Pictures, con il contributo del Ministero della Cultura
La distribuzione è: I Wonder Pictures [Italia], Wild Bunch Distribution [Francia]
È una delle tante notti anonime della quarantena quando il telefono di Irene squilla.
È Pietro, il suo ex. Irene non lo sente da mesi, da quando la loro storia è finita, tentenna, ma alla fine risponde.
Pietro è fuori di sé e le sue parole confuse lasciano presagire un atto disperato.
A Irene non resta che mettersi in viaggio, in una città spettrale, senza mai riattaccare, con la speranza di raggiungerlo in tempo.
Il regista Manfredi Lucibello racconta Non riattaccare così:
“Ha proprio ragione Truffaut: dentro ogni grande storia d’amore c’è sempre un thriller!
L’incipit del romanzo di Alessandra Montrucchio, da cui è liberamente tratto il film, mi ha folgorato
“In quelle pagine ho letto l’occasione per portare avanti il mio personale discorso sul noir, realizzando un film di cui non si può fare a meno
a partire dai suoi elementi: una persona, una voce e un’automobile.
Ci ho letto anche un’altra opportunità:
nel romanzo i protagonisti non hanno un nome ed un passato, io li ho cercati rovistando nelle mie esperienze, nelle emozioni e nelle mie paure.
Così sono nati Irene e Pietro”.
Barbara Ronchi sul film Non riattaccare dice:
“La sensazione è quella di vedere un’attrice sola per più di 90 minuti, in realtà non mi sono mai sentita meno sola come durante le riprese di questo film
Io spero che gli spettatori vedano tanta Irene, perché io vedo tanta Barbara“.
Claudio Santamaria nel film solo la voce a telefono nel film aggiunge:
“Sono stato abbastanza libero nel doppiare, potevo muovermi e c’era bisogno che il dolore, il tormento, la sofferenza di Pietro riuscissero a bucare l’etere.
A fine doppiaggio ero in lacrime, devastato, ma è stato molto stimolante“.