Mese: Giugno 2022

la mia ombra è tua

La mia ombra è tua è un film di Eugenio Cappuccio nelle sale dal 29 giugno con Marco Giallini

La mia ombra è tua è un film di Eugenio Cappuccio nelle sale dal 29 giugno.

La mia ombra è tua è tratto dall’omonimo romanzo di Edoardo Nesi edito da LA NAVE DI TESEO

la mia ombra è tuaIl cast di La mia ombra è tua è composta da:  Marco Giallini, Giuseppe Maggio, Anna Manuelli, Sidy Diop,

Claudio Bigagli, Leopoldo Mastelloni, Miriam Previati, Alessandra Acciai e con la partecipazione di Isabella Ferrari.

Il film è una produzione FANDANGO con RAI CINEMA prodotto da Domenico Procacci e Laura Paolucci

Questa è una storia d’amore, iniziata quarant’anni fa e mai finita.

È anche la storia di un viaggio attraverso l’Italia intrapreso da una strana coppia a bordo di una vecchia jeep:

Emiliano, un venticinquenne appena laureato con il massimo dei voti in Lettere Antiche,

e Vittorio Vezzosi, un burbero scrittore sessantenne che da anni conduce una vita da eremita in seguito alla pubblicazione del suo unico libro, successo planetario indelebile nella memoria di tutti.

I due sono diretti a Milano, alla Fiera-mercato degli anni Ottanta e Novanta, in un viaggio ricco di rocamboleschi

e divertenti rovesci seguito avidamente in diretta dal mondo social, stimolato casualmente da un’influencer.

Il Vezzosi ha infatti accettato di tenere un discorso infrangendo un silenzio durato più di vent’anni.

Alla fiera li attendono Milena, il perduto amore dello scrittore, e una folla oceanica smaniosa di ascoltare il Vezzosi fare i conti con il suo passato,

e soprattutto con lo sguardo del nostro Paese, attanagliato dalla nostalgia e perso nel ricordo di sé.

https://www.comingsoon.it/film/la-mia-ombra-e-tua/61568/scheda/

Ho lavorato pensando sempre che potesse essere un film divertente sulla perdita della colpevolezza

– dice il regista Cappuccio –

e la conquista dell’innocenza, della consapevolezza che “da soli”, se pur non è impossibile tirare a campare,

certamente non è così piacevole, e trovare salvifico qualcuno con cui parlare di sé, a cui chiedere “che devo fare della vita?”.

Le importantissime figure femminili che seguono i passi del racconto, costituiscono in tal senso la sfida, con le loro istanze, di un’anima meno avvitata su se stessa, che i due uomini cercano.

Con gli attori ho tentato di costruire il ritratto di due fragilissimi maschi d’oggi, separati da oltre trent’anni di sostanziale incomunicabilità colpevole, due tipi “interrotti”

che, chilometro dopo chilometro, divengono “maestri speculari” del reciproco salto nel vuoto di una nuova Età personale.

Alla ricerca, sostanzialmente, di amore ed equilibrio.

E il tutto per costituire il senso che forse c’è ancora qualche spazio di umano, per permettere alle generazioni, padri, madri, figli e figlie,

un passaggio di testimone, il conferimento di una qualche eredità non sterile, interiormente ricca,

e non esclusivamente basata sulla trasmigrazione di “cose” o danaro. Missione ambiziosa, nella quale ho sentito vicinissima la Fandango per tutto il cammino

beata te

Al via le riprese di Beata te il film di Paola Randi con Serena Rossi e Fabio Balsamo

Beata te è il film di Paola Randi con Serena Rossi e Fabio Balsamo.

Le riprese di Beata te, un film Sky Original prodotto per Sky da Cinemaundici e Vision Distribution, sono iniziate in questi giorni a Roma.

beata teBeata te è liberamente tratto dall’opera teatrale “Farsi Fuori” di Luisa Merloni e la sceneggiatura di Lisa Nur Sultan e Carlotta Corradi.

Nel cast di Beata te anche:  Paola Tiziana Cruciani, Gianni Ferreri, Valentina Correani, Elisa Di Eusanio,

Corrado Fortuna, Emiliano Masala e Alessandro Riceci e con la piccola Caterina Bernardi

 

Marta (Serena Rossi) è una regista di teatro, single e bene o male soddisfatta della sua vita, a un passo dal debutto del suo Amleto.

Al suo 40esimo compleanno riceve una visita inaspettata: l’Arcangelo Gabriele (Fabio Balsamo), che vorrebbe annunciarle la nascita di un figlio.

Ma Marta non è sicura di volere un figlio “in dono” e chiede tempo per pensarci.

Preso alla sprovvista da questa richiesta, costretto a fermarsi sulla Terra più del previsto,

Gabriele si trasferirà a casa sua e le starà accanto per le due settimane che a Marta serviranno per capire cosa vuole per sé stessa e per essere felice.

 

Quando Lisa Nur Sultan mi ha parlato dell’idea di ‘Beata te’ l’ho trovata folgorante

– ha dichiarato  la regista Paola Randi. –

Una donna che compie quarant’anni e vede materializzarsi davanti ai suoi occhi il famigerato orologio biologico nei panni dell’Arcangelo Gabriele.

La sceneggiatura, da lei scritta insieme a Carlotta Corradi, ha fatto il resto.

La commedia italiana di grande tradizione incontra qui un sapore contemporaneo, internazionale, metropolitano, che sa essere graffiante, ma caldo e coinvolgente. 

È stato impossibile non farsi coinvolgere da un progetto come questo 

– continua la regista –

che mi dà, tra l’altro, l’opportunità di lavorare con una squadra di donne straordinarie che stimo molto.

Mi ha conquistata anche l’occasione di affrontare un tema importante come quello del diritto delle donne di scegliere se avere o meno un figlio, con leggerezza e al contempo profondità.

Perché, come ci insegnano le maestre e i maestri, la commedia è libertà.

 

Il film Sky Original Beata te  arriverà in prima assoluta prossimamente su Sky e NOW.

come prima

Come prima film diretto da Tommy Weber con Francesco Di Leva ed Antonio Folletto è nelle sale

Come prima è il film diretto da Tommy Weber che, con  Filippo Bologna e Luca Renucci, ha curato anche la sceneggiatura.

Come prima, tratto dall’opera Come Prima di Alfred © Editions Delcourt, è attualmente nelle sale.

come primaNel cast di Come prima  ci sono: Francesco Di Leva, Antonio Folletto, Massimiliano Rossi, Gianluca Gobbi, Hugo Dillon.

Il film è una produzione MAD ENTERTAINMENT con RAI CINEMA, prodotto da Maria Carolina Terzi, Luciano e Carlo Stella,

coprodotto da Angelo Laudisa Laurence Clerc e Olivier Thery Lapiney

in collaborazione con Rosebud Entertainment Pictures e Alcatraz Films.

Le musiche originali sono di Antonio Fresa.

Dieppe. Estate 1957. Fabio, dopo una sconfitta molto dura subita in un incontro di boxe, si trova di fronte il fratello minore, che non vede da 17 anni.

Fabio, infatti,  ha lasciato la casa della sua famiglia a Procida, per combattere al fianco delle camicie nere di Mussolini.

La morte del loro padre ha spinto André, seguendo le ultime volontà paterne, a cercare il fratello per farlo presenziare al funerale che si terranno a Procida.

Sulle prime Fabio rifiuta ma poi le circostanze e l’ambita eredità spingono  Fabio ad accompagnare

André.

Il viaggio sarà lungo. Nel corso di questo lungo viaggio, i due fratelli faranno degli incontri che porteranno Fabio a interrogarsi sul suo passato, mentre André scoprirà con amarezza che suo fratello è diventato un

delinquente. Si interrogano a vicenda sul significato del ritorno.

.E’ da quando sono bambino, che sogno l’Italia – dice il regista Weber – .

Sogno “La Strada” con Anthony Quinn, i piedi nel mare di notte; sogno Mastroianni in “Otto e mezzo”,

con gli occhiali da sole, che si aggira nei giardini della sua immaginazione;

sogno Procida, dove Arturo – l’eroe del romanzo di Elsa Morante – finge di morire per sentirsi amato…Sogno, e ho sempre sognato, l’arte italiana, soprattutto il suo cinema.

Come nel fumetto, il film doveva raccontare gli eventi di un’estate, ma non abbiamo potuto che

girarlo tra l’autunno e l’inverno.

Il film doveva essere girato, almeno in parte, in Francia ma a causa del Covid non siamo stati liberi di muoverci.

Niente è andato come mi aspettavo…per fortuna! Ecco tutto ciò che amo del cinema: l’imprevisto,

l’ignoto e la libertà che ne deriva.

In questo progetto, Francesco di Leva e Antonio Folletto sono stati dei partner meravigliosi.

All’inizio, ero terrorizzato dall’idea di dirigerli, di guidarli mentre recitavano in una lingua che non

capivo, eppure loro hanno saputo mettermi subito a mio agio, invitandomi a fidarmi di loro.

Come prima è una storia che, sin dall’inizio, mi ha toccato per quello che dice sulla fratellanza.

L’ho scelta perché mi sembrava un modo catartico per rivivere il complesso rapporto che ho con

mio fratello.

invito al viaggio - omaggio a franco battiato

“Invito al viaggio – Concerto per Franco Battiato” il film di Pepsy Romanoff nelle sale dal 20 giugno

“Invito al viaggio – Concerto per Franco Battiato”  è il film di Pepsy Romanoff,

prodotto da International Music & Arts ed Except,

sul concerto dedicato al Maestro all’Arena di Verona il 21 settembre 2021, al cinema solo il 20, 21 e 22 giugno distribuito da Adler Entertainment.

invito al viaggio“Invito al viaggio – Concerto per Franco Battiato”  racconta il concerto dove i più grandi artisti della musica italiana

rendono omaggio a Franco Battiato, scomparso il 18 maggio dell’anno scorso.

40 brani del maestro interpretati da  cinquanta artisti che

diventano un indimenticabile tributo a uno dei più grandi musicisti italiani di sempre.

Dunque, Battiato  ha saputo essere al contempo innovativo e tradizionale, colto e popolare,

facendo ballare e riflettere intere generazioni, sempre portatore di un eclettismo unico,

in grado di mixare sapientemente musica colta ed elettronica, avanguardia e letteratura, ricerca pop e straordinaria poesia.

Essere stato coinvolto in ‘Invito al viaggio’ all’Arena di Verona è stato per me un riconoscimento immenso”

-ha dichiarato il musicista Saturnino-

“Ho avuto la fortuna e il privilegio di poter collaborare con Franco Battiato, anche se per un arco di tempo piuttosto breve.

Ci siamo incontrati in seguito, ma non ho avuto una vera e propria frequentazione,

mentre ‘Invio al viaggio è organizzato e voluto da persone che gli hanno voluto molto bene,

e quindi  mi ha davvero riempito di orgoglio esserci, perché evidentemente Franco Battiato ha parlato di me in mia assenza”. 

“Porterò con amore e commozione il ricordo della mia partecipazione al concerto omaggio a Franco Battiato all’arena di Verona –

ha dichiarato il cantautore Giovanni Caccamo –

“Emotività  tra gli artisti, il pubblico e l’orchestra: una grande preghiera collettiva di anime per Franco Battiato”.

E’ bene sapere che “Invito al viaggio – Concerto per Franco Battiato” parte da uno dei suoi album più amati e popolari,

“La voce del padrone”, uscito quarant’anni fa,  e vede sul palco

un’orchestra formata dalla Filarmonica dell’Opera Italiana Bruno Bartoletti,

con Carlo Guaitoli alla direzione d’orchestra e pianoforte,

insieme ai musicisti che hanno accompagnato Battiato nell’ultima tournée:

Angelo Privitera alle tastiere e programmazione,

Osvaldo Di Dio e Antonello D’Urso alle chitarre,

Andrea Torresani al basso e Giordano Colombo alla batteria.

Si esibiscono sul palco Alice, Arisa, Enzo Avitabile, Mario Incudine, Baustelle, Sonia Bergamasco,  Bluvertigo,

Angelo Branduardi, Giovanni Caccamo, Vinicio Capossela, Carmen Consoli, Simone Cristicchi, Colapesce DiMartino,

Diodato, Paolo Buonvino, Emma, Extraliscio, Roberto Molinelli, Eugenio Finardi, Max Gazzè, Carlo Guaitoli,

Jovanotti, Saturnino, Luca Madonia, Mahmood, Fiorella Mannoia, Gianni Morandi, Morgan,

Gianna Nannini, Subsonica, Paola Turci e Danilo Rossi.

L’evento è  organizzato dai direttori artistici Francesco Cattini, Stefano Senardi,

Pino “Pinaxa” Pischetola, Carlo Guaitoli

e con la produzione esecutiva delle riprese video di Maurizio Vassallo.

“Invito al viaggio – Concerto per Franco Battiato”  è un lascito artistico con pochi paragoni in Italia, nel rispetto delle partiture originali e soprattutto dello spirito

che ha sempre animato la ricerca del musicista catanese.

Quindi un flusso ininterrotto di canzoni senza tempo, ormai entrate nel dna di tutti noi,

capaci di attraversare i decenni con il dono del continuo rilancio,

in una serata-evento.

Il film opera del regista e art director Giuseppedomingo Romano, in arte Pepsy Romanoff,

autore di regie video dei live di numerosi artisti internazionali e non tra cui

Vasco Rossi, Dave Gahan and Soulsavers (Depeche Mode) – Franco Battiato, Ezio Bosso, Vinicio Capossela,

Pino Daniele, Club Dogo, Marracash, Guè Pequeno, Casino Royale, Subsonica , Levante, Cosmo, Ex Otago,

Brunori Sas, Deproducers, Salmo e Sfera Ebbasta.

arci 30 anni di cinema a ponticelli

 “30 anni di cinema a Ponticelli” è il docufilm che racconta la storia dell’Arci Movie di Napoli

 “30 anni di cinema a Ponticelli” è il documentario di Isabella Mari in anteprima al Biografilm Festival 2022 il 18 giugno presso la Sala Scorsese del Cinema Lumière.

30annidicinemaaPonticelli“30 anni di cinema a Ponticelli” racconta di una sala salvata dalla trasformazione in supermercato,

lo storico cineforum con registi e attori internazionali,

le attività con gli studenti, le proiezioni estive nelle arene di periferia.

L’Arci Movie, storica associazione di Napoli, si racconta attraverso questo  documentario.

Il film ripercorre l’esperienza della realtà associativa che, attraverso il linguaggio del cinema,

ha messo insieme giovani, studenti, docenti e cittadini

per promuovere cultura e aggregazione nella periferia orientale del capoluogo campano, e non solo.

 “30 anni di cinema a Ponticelli”, prodotto da Arci Movie e Parallelo 41 Produzioni in collaborazione con Arci Nazionale e UCCA,

è stato realizzato in occasione del trentennale dell’associazione (1990-2020) e sviluppato in “FILMaP – Atelier di Cinema del Reale” da un’idea di Antonella Di Nocera,

che ne ha curato anche la produzione insieme ad Antonio Borrelli.

Preziosi sono stati contributi di Marco Cappelli, autore delle musiche originali, di Simona Infante, per la color correction e la fotografia, e di Rosalia Cecere, per il montaggio del suono e il mix.

La storia di Arci Movie – raccontata attraverso un suggestivo ricorso all’archivio dell’associazione –

riflette quella degli ultimi lustri di Ponticelli, quartiere di oltre 50mila abitanti della periferia orientale di Napoli.

Nel documentario scorrono testimonianze, ricordi, immagini.

Emerge l’amore per la cultura e per un territorio che, con la promozione del cinema nel segno della condivisione, ha potuto cambiare la propria prospettiva.

Sono tanti i volti noti che hanno prima preso parte negli anni Novanta alla battaglia per salvare il cinema Pierrot,

storica sala del quartiere di Napoli Est, unico riferimento di tutta l’area orientale della città e della zona vesuviana con un bacino di almeno 300mila abitanti,

attualmente chiusa per lavori.

Credo davvero che la nostra storia sia stata e sia un esempio di straordinarietà – dice  Roberto D’Avascio, Presidente di Arci Movie –

non solo per l’azione culturale ossessiva ed incessante, ma soprattutto per la risposta continua del nostro territorio,

con la partecipazione costante alle attività di tante persone, giovani, adulti e anziani.

Dopo trent’anni siamo ancora qui a immaginare nuovi scenari per fare cinema, scegliendo sempre i luoghi più difficili e i pubblici più lontani,

in una contemporaneità che ha moltiplicato l’offerta audiovisiva, ma ha drasticamente ridotto al minimo gli spazi di aggregazione sociale.

Siamo ancora insieme e con la stessa passione del 1990“.

Personaggi che, nel tempo, hanno continuato a sostenere l’azione associativa di Arci Movie sul territorio: da Ken Loach a Mario Monicelli, da Francesco Rosi a Ettore Scola, da Toni Servillo a

Paolo e Vittorio Taviani, da Frederick Wiseman a Mario Martone, da Enrico Ghezzi a Ferzan Ozpetek, da Michele Placido a Roberto Faenza, da Pupi Avati a Giuliano Montaldo.

A loro si aggiungono gli attivisti, gli educatori, gli operatori culturali, gli studenti, i giovani, i docenti, i soci e i semplici cittadini protagonisti di una storia di cinema che ha lasciato segni nella comunità come poche altre esperienze della storia recente di Napoli.

Poter mettere mano ad un archivio tanto vasto con protagonisti il cinema e un territorio – evidenzia la regista Isabella Mari – 

mi ha consentito di trasformare testimonianze e racconti in un discorso sul cinema stesso, divenendo preziosa opportunità di scoperta e riscoperta.

Ad influire sul lavoro è stata anche l’epoca storica, di profonda crisi, che il cinema sta ancora attraversando:

non è possibile dimenticare le immagini delle sale vuote, con una fruizione del prodotto cinematografico che muta di giorno in giorno.

 Nel film è l’archivio a parlare, ho cercato sempre di conferire alle immagini la medesima passione, forza ed energia con le quali sono state al tempo girate,

ma anche con le fragilità di una esperienza di trent’anni in un territorio difficile.

Il tutto rielaborato senza mai dimenticare il fascino di uno sguardo al passato che si fa,

al contempo, possibilità di riscoperta di un presente fondamentale per guardare al futuro”.

L’idea – affermano i produttori Antonella Di Nocera e Antonio Borrelli – era approcciarsi all’immenso archivio audiovisivo di Arci Movie costruito fin dal 1990,

per dare vita ad un’opera che celebrasse i 30 anni dell’associazione.

Fin dall’inizio, però, l’obiettivo non è stato solo quello di ripercorrere una storia di attivismo, ma di ricercare un discorso più ampio,

per alimentare una riflessione collettiva sull’importanza che assume la promozione culturale in alcuni contesti.

Questa storia, ne siamo convinti, pur riguardando lo specifico contesto di una periferia napoletana, può essere emblematica di come un’azione di cittadinanza attiva e

un impegno socio-culturale possano incidere sulla vita di luoghi problematici.

Infine, in un periodo nel quale la fruizione cinematografica in sala è in profonda crisi, questa piccola storia di Cinema imperniata sull’attivismo culturale per la collettività,

può essere di incoraggiamento per il futuro recupero di una socialità che tutti auspichiamo“.

hill of vision

Hill of vision è il film di Roberto Faenza su Mario Capecchi nelle sale dal 16 giugno

Hill of vision è il film di Roberto Faenza che esce nelle sale dal 16 distribuito da Altre Storie.

Hill of vision è anche co-sceneggiato da Roberto Faenza con David Gleeson.

hill of visionNel cast ci sono: Laura Haddock, Edward Holcroft, Elisa Lasowski, Rosa Diletta Rossi e la partecipazione di Francesco Montanari.

 Hill of vision è prodotto da Jean Vigo Italia con Rai Cinema, in compartecipazione con Rhino Films, Inc.

 Seconda guerra mondiale, Alto Adige.

Mario ha solo 4 anni quando sua madre viene arrestata dai fascisti e lui trascorre l’infanzia per strada vivendo di espedienti.

Finita la guerra, lui e la madre miracolosamente si ritrovano e ricominciano una nuova vita in America, presso la comunità Quacchera ‘Hill of Vision’.

Mario non riesce a inserirsi nel nuovo contesto di normalità, fino a quando non scopre, grazie allo zio scienziato, la passione per la scienza.

Basato sull’avventurosa vita di Mario Capecchi, Premio Nobel per la Medicina nel 2007.

Mario Capecchi nel 2007 è stato insignito del Premio Nobel per la Medicina insieme ai colleghi Martin Evans e Oliver Smithies.

Oggi, Distinguished Professor presso la School of Medicine dell’Università dello Utah, vive a Salt Lake City,

ai piedi di una montagna che gli ricorda quella vicino a Bolzano dove ha vissuto da bambino.

Le sue ricerche sulla genetica molecolare si sono rivelate di fondamentale importanza nella lotta contro gravissime malattie,

in primo luogo il cancro, e sono attualmente rivolte allo studio delle componenti genetiche dell’ansia.

 

Sono quindici anni che lavoriamo a questo film – dice il regista Faenza –  dal 2007, da quando io e Elda Ferri abbiamo appreso della vita di Mario Capecchi.

Sua madre Lucy, americana, viene arrestata dai nazifascisti e deportata a Dachau, e Mario all’età di 4 anni viene abbandonato tra le montagne di Bolzano.

Ci siamo chiesti: Come può un bambino così piccolo sopravvivere vivendo alla giornata, senza mai un pasto caldo,

e poi emigrare in America dove si trova ad affrontare altre enormi difficoltà?

La cosa che più mi ha affascinato di questa impresa è stata l’idea di dovermi cimentare con la psicologia di Mario in quell’arco di tempo che va dai 4 agli 11 anni, il periodo che intendevamo raccontare.

Ho sempre avvertito il fascino della psicologia infantile, che ho raccontato in alcuni miei film, da ‘Jona che visse nella balena’ a ‘I Viceré’.

Freud sosteneva che nei primissimi anni di vita si forma il carattere di un individuo.

È certamente vero nel caso del nostro piccolo Mario, che deve aver introiettato da sua madre Lucy un insegnamento così forte e potente

da superare quell’inferno che ha vissuto sino a quando è stato ritrovato, allorché nel 1945 lei è tornata viva dal campo di concentramento.

La sceneggiatura di questo film ha richiesto molti anni di elaborazione.

Sono stati anni di lavoro accanto a Capecchi, che oggi ha 84 anni, per il quale ricordare il suo passato non è stata una passeggiata.

Tornare indietro nel tempo, affrontare momenti drammatici della propria vita,

anche se poi accompagnati da molte gioie, comporta uno scavare dentro se stessi che richiede forza e dedizione.

Ho contato il tempo dei nostri incontri e siamo a molte decine di ore registrate, oltre alle giornate spese a tornare sui luoghi dove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza sia in Italia che in America.

Più che ricercare le location dove girare il film, abbiamo scavato “le location dell’anima” di Mario.

Parlando con Mario ho avuto la sensazione di entrare in una miniera dove scendendo i vari piani si scopre sempre qualcosa di nuovo. 

Il senso del film è offrire allo spettatore gli stessi momenti di emozione e passione generati in me dall’incontro con la vita di Mario, un’avventura così appassionante che sembra un romanzo.

Il messaggio è chiaro: se ce l’ha fatta Mario, partendo da una condizione così estrema, allora possiamo farcela anche tutti noi.

Basta saper essere “resilienti”, ovvero non darsi vinti mai.  

 

 

il giorno più bello

Il giorno più bello il film diretto da Andrea Zalone, con Paolo Kessisoglu, Luca Bizzarri nelle sale

Il giorno più bello  è il film diretto da Andrea Zalone, con Paolo Kessisoglu, Luca Bizzarri, Violante Placido, Carlo Buccirosso,

Stefano De Martino, Fiammetta Cicogna, Valeria Bilello, Lodo Guenzi e Massimo De Lorenzo, Ettore Scarpa.

il giorno più bello Il giorno più bello è l’esordio alla regia cinematografica di Andrea Zalone, da anni spalla comica e braccio destro di Maurizio Crozza.

Il film è basato sulla commedia francese C’est la vie – Prendila come viene,

diretta dai registi di Quasi amici Éric Toledano e Olivier Nakache.

Il protagonista è Aurelio (Paolo Kessisoglu), un wedding planner che ha ereditato l’attività di famiglia,

l’azienda “Il giorno più bello” che cerca, però, di vendere.

Aurelio ha un grande sogno: fare  un viaggio in barca a vela, con la sua collaboratrice Serena (Valeria Bilello), di cui Aurelio è innamorato,

ma che è sposata con Giorgio (Luca Bizzarri), amico del protagonista dai tempi del liceo

Qualcosa sembra risolversi quando compare un acquirente per l’azienda, il Dottor Musso (Carlo Buccirosso).

A questo punto l’unica cosa che Aurelio deve fare è organizzare il suo ultimo matrimonio, quello fra Pier (Stefano De Martino) e Chiara (Fiammetta Cicogna)

Il giorno del ricevimento Aurelio scopre che il Dottor Musso è il padre di Chiara, che vuole usare il matrimonio della figlia

come banco di prova per decidere se comprare o meno l’azienda.

“Il giorno più bello– dice il regista Zalone –  vuole essere una commedia elegante e divertente adatta a tutti e non ho sentito l’esigenza di inserire per forza qualcosa che volesse graffiare.

Magari la prossima volta scriverò qualcosa di politicamente scorretto

Mi è stato chiesto di fare un adattamento italiano e con Fabio Bonifacci abbiamo lavorato duramente al progetto e

non ci siamo posti il problema di un confronto con il film originale, ma abbiamo accettato perché è bello sperimentare

e per il fatto che da anni mastico un po’ di comicità”.

 “Il regista ci ha messo subito a nostro agio – dichiara Stefano De Martino, al suo esordio al cinema – e poi è stato bello poter essere qualcun altro.

Certo il mio personaggio è insopportabile, ma ha dalla sua una comicità inconsapevole”.

Il mio personaggio è un uomo  che si fa passare sopra le corna con estrema serenità”, dice Luca Bizzarri.

Gli fa eco Paolo Kessisoglu che sul suo personaggio, Aurelio, dice : “È uno che a cinquant’anni scopre di non aver mai deciso nulla e vuole cambiare le cose”.

Il giorno più bello è una produzione Oplon Film e IBC Movie con Rai Cinema in partecipazione con 102 Distribution.

titanic

Titanic il pluripremiato film di James Cameron con Kate Winslet e Leonardo Di Caprio torna nelle sale

Titanic il film di James Cameron torna nelle sale.

Il film uscito nelle sale nel dicembre del 1997 con Kate Winslet e Leonardo di Caprio torna in una versione restaurata.

titanicA tutti gli amanti di Titanic, con il suo carico di romanticismo, segnatevi questa data: 10 febbraio 2023.

Dopo 25 anni Titanic torna sul grande schermo.

Il film racconta la storia dell’affondamento avvenuto in mare il 15 aprile del 1912 del Titanic nell’Atlantico del Nord in seguito alla collisione con un iceberg.

1518 passeggeri morirono su un totale di 2223.

Solo 705 persone riuscirono a salvarsi grazie alle poche scialuppe disponibili e al soccorso del RMS Carpathia.

La storia viene raccontata da una delle superstiti, che ora, nel 1996, ha la bellezza di 102 anni: il suo nome è Rose De Witt Bukater.

Rose (K. Winslet), che nel 1912 aveva 17 anni, è una ragazza di alta classe, fidanzata con il ricco uomo d’affari Caledon Hockley (B. Zane)

ma non ama la sua vita così piena di sfarzo e nulla più.

Rose pensa di suicidarsi buttandosi dal ponte del Titanic ma il giovane Jack Dawson (L. DiCaprio) la salva.

Jack, nullatenente, ha vinto il biglietto d’imbarco grazie ad una partita di poker.

Nonostante la differenza di classi sociali, l’amore tra i due si fa largo.

Non esiste, però il lieto fine.

Christian Iansante doppia Jonathan Phillips che nel film è l’ufficiale in seconda Charles Lightoller.

Titanic  si aggiudicò ben 11 premi Oscar, tra cui quello come Miglior film a James Cameron e Jon Landau,

quello come Miglior regista a James Cameron e quello come Migliore colonna sonora a James Horner.

Kate Winslet, invece, ricevette la candidatura per la Migliore attrice protagonista.

Con oltre 2.2 miliardi di incassi, Titanic è tra i film più visti al mondo.

Curiosità su Titanic:

Al Fairview Cemetery di Halifax si possono trovare le tombe di diverse vittime del naufragio. Una di queste presenta una lapide con inciso il nome J. Dawson.

I fan del film hanno cominciato a recarsi su questa tomba per rendere omaggio al Jack conosciuto nella pellicola di Cameron,

ma molti fan del film, dopo l’uscita al cinema, hanno iniziato a riversarsi al cimitero facendo foto e calchi della lapide,

ma in realtà la tomba è di Joseph Dawson, un fuochista del Titanic che perse la vita nel naufragio.

Il regista James Cameron aveva pensato ad una lunga schiera di attori per interpretare il ruolo di Jack, prima di Leonardo DiCaprio:

Matthew McConaughey, Chris O’Donnell, Billy Crudup, Stephen Dorff, River Phoenix e Jared Leto.

Molte scene e battute che tutt’oggi ricordiamo sono state improvvisate al momento. Le mani di Jack mentre dipingono Rose non appartengono a Di Caprio.

Sono, in realtà, dello stesso James Cameron.

Quest’ultimo, essendo mancino, ha poi dovuto specchiare l’inquadratura nel film, cosicché risultasse essere la mano destra a tenere il carboncino.

the gray man

The Gray man il film dei fratelli Russo con Chris Evans e Ryan Gosling nelle sale a luglio

The Gray man è il film diretto da  Joe Russo ed Anthony Russo sarà in sala a luglio 2022.

Un film con Chris Evans, Ryan Gosling, Ana de Armas, Regé-Jean Page, Jessica Henwick.

the gray man

The Gray man è basato sul romanzo d’esordio di Mark Greaney, pubblicato nel 2009 da Jove Books,

che ha dato vita alla serie Court Gentry dedicata alle avventure di Gray Man,

un assassino freelance ed ex-agente della CIA.

Joe e Anthony Russo hanno cominciato a sviluppare il film alla Sony,

quando il progetto è tornato disponibile sul mercato,

Netflix l’ha acquistato rapidamente, ed ha assunto Gosling ed Evans.

Da notare che The Gray man è la pellicola con il  più alto budget di sempre per un film Netflix

con il budget di 200 milioni di dollari stanziato insieme Red Notice (2021).

The Gray man è il terzo progetto nato dalla partnership tra Netflix e AGBO, dopo  Extraction e Mosul

La sceneggiatura è stata scritta da Joe Russo, Christopher Markus e Stephen McFeely.

I produttori di The Gray man sono i fratelli Russo con Mike Larocca e Joe Roth per AGBO, Jeff Kirschenbaum e Chris Castaldi tramite l’etichetta Roth Kirschenbaum.

I produttori esecutivi sono Patrick Newall, Christopher Markus, Stephen McFeely, Jake Aust, Angela Russo-Otstot, Geoff Haley, Zack Roth e Palak Patel.

The Gray Man è l’agente della CIA Court Gentry (Ryan Gosling), alias, Sierra Six.

Strappato da un penitenziario federale e reclutato dal suo responsabile,

Donald Fitzroy (Billy Bob Thornton), Gentry in passato era un mercenario autorizzato dall’Agenzia altamente qualificato.

Ma ora la situazione è cambiata e l’obiettivo è Six, braccato in tutto il mondo da Lloyd Hansen (Chris Evans), un ex agente della CIA, che non si fermerà davanti a nulla per eliminarlo.

Al suo fianco c’è l’agente Dani Miranda (Ana de Armas).

Il film riunisce i Fratelli Russo con il duo di scrittori Markus e McFeely dopo i film dell’Universo Cinematografico Marvel

Captain America: The Winter Soldier (2014), Captain America: Civil War (2016), Avengers: Infinity War (2018) e Avengers: Endgame (2019).

Chris Evans, originariamente considerato per il ruolo principale, ha rifiutato per interpretare il cattivo.

Ryan Gosling, che torna a recitare a quattro anni dal film biografico First Man – Il primo uomo,

ha firmato un contratto per più film;

in precedenza l’attore aveva rifiutato accordi per film tratti da fumetti Marvel e DC.

Ana de Armas ha già collaborato con entrambi i protagonisti.

Tutti i personaggi del film indossano orologi Tag Heuer, a seguito della partnership di Ryan Gosling con il marchio di lusso.

Brad Pitt era il  protagonista e James Gray avrebbe dovuto dirigere il progetto nel 2011, ma entrambi hanno abbandonato.

Chris Evans e Alfie Woodard hanno già recitato in Captain America: Civil War (2016).

Callan Mulvey e Chris Evans hanno entrambi recitato in Captain America: The Winter Soldier (2014).

 

chiara

Chiara di Susanna Nicchiarelli e Chiara Frugoni con Margerita Mazzucco ed Andrea Carpenzano il 9 giugno su sky

Chiara è un film scritto e diretto da Susanna Nicchiarelli con collaborazione alla sceneggiatura di  Chiara Frugoni.

Chiara va in onda venerdì 9 giugno alle 21.15 su Sky Cinema Due, in streaming su NOW e disponibile on demand.

nel film l’adattamento dialoghi e la consulenza linguistica è a cura di Nadia Cannata.

La pellicola è prodotta da Marta Donzelli e Gregorio Paonessa, coprodotta da Joseph Rouschop e Valérie Bournonville mentre il produttore associato è Alessio Lazzareschi.

Chiara è una produzione Vivo film con Rai Cinema e Tarantula con il sostegno di Eurimages MIC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo Regione Lazio

con la partecipazione di Wallimage, con il supporto di Tax Shelter du Gouvernement Fédéral Belge – Casa Kafka Pictures Belfius.

Nel cast di Chiara ci sono:  Margherita Mazzucco, Andrea Carpenzano, Carlotta Natoli, Paola Tiziana, Flaminia Mancin, Valentino Campitelli, Paolo Briguglia, Giulia Testi

Luigi Vestuto  e con la partecipazione di Luigi Lo Cascio.

Assisi, 1211. Chiara ha diciotto anni, e una notte scappa dalla casa paterna per raggiungere il suo amico Francesco.

Da quel momento la sua vita cambia per sempre. Non si piegherà alla violenza dei famigliari, e si

opporrà persino al Papa:

lotterà con tutto il suo carisma per sé e per le donne che si uniranno a lei, per

vedere realizzato il suo sogno di libertà.

Chiara Frugoni sul film dice:

Chiara d’Assisi fu la prima donna a scrivere una regola originale per le donne, rifiutandosi di declinare al femminile una preesistente regola maschile:

una regola stupefacente, piena di dolcezza, tesa a comprendere più che a giudicare e punire. Di lei scrissero soprattutto uomini:

il biografo, il papa e le gerarchie ecclesiastiche, scrissero tutti per farla dimenticare.

Chiara consumò la vita dietro le mura del monastero di San Damiano.

Contrariamente a quanto avrebbe desiderato, fu costretta alla clausura,

ma la sua solitudine fu abitata da molti affetti e da una fortissima tensione spirituale.

Dalle note di regia di Susanna Nicchiarelli su Chiara :

La forza della storia di Chiara sta per me nella sua radicalità: una radicalità che è sempre attuale, e che ci interroga in qualsiasi epoca.

 È la storia di una diciottenne che, per quanto in un contesto davvero distante dal nostro, abbandona la casa paterna, la ricchezza, la sicurezza, per combattere per un sogno di libertà:

 la mia speranza è che il film trasmetta a tutti l’energia di questa battaglia, che racconti con forza quel sogno di rinnovamento,

quella rivoluzione voluta e desiderata con l’entusiasmo contagioso della gioventù.

L’incontro con Chiara è arrivato per caso ma è andato a toccare delle corde importanti della mia vita e del mio pensiero di donna e di regista, in un momento così particolare della nostra storia.

Il sette marzo del 2020, alla vigilia del primo lockdown, avevo portato i miei bambini ad Assisi per far vedere loro gli affreschi di Giotto

(io sono di origine umbra, e la casa della mia nonna paterna non è distante da Perugia).

Come tutti, sono sempre stata affascinata dalla figura di San Francesco: di Chiara invece sapevo poco. Perciò in quella occasione, nella libreria della basilica, ho comprato due libri su

Chiara d’Assisi:

libri che poi ho letto nei giorni successivi del marzo 2020 a Roma, nell’atmosfera assurda e spaventosa che si era creata, durante la quale il Medioevo, con le sue paure, non sembrava poi così

lontano.

Il primo libro era una biografia molto tradizionale, nella quale Chiara era raccontata come votata fin da bambina alla clausura e alla preghiera.

Il secondo invece mi ha appassionato: era un testo di Chiara Frugoni, la grande medievalista italiana che allo studio di Chiara e Francesco ha dedicato tutta la vita e che sarebbe diventata

un’insostituibile consulente per la sceneggiatura del film.

Di Chiara Frugoni lessi prima “Chiara e Francesco” e poi il bellissimo “Una solitudine abitata”, che decostruiscono l’immagine ufficiale, più docile e ubbidiente di Chiara, che avevo invece trovato nel primo libro.

Ho scoperto così che della vera Chiara si sa poco perché la storiografia ufficiale e religiosa non l’ha mai raccontata:

Chiara era una giovane suo percorso, eventi il cui racconto è così forte nella credenza e nelle rappresentazioni popolari,

e così vivo nelle testimonianze delle sorelle di Chiara documentate durante il processo di canonizzazione, che non può essere trascurato.

Perciò ho provato a immaginare questi episodi così come gli stessi protagonisti li hanno raccontati, inserendoli nella loro quotidianità;

e ho provato anche a immaginare l’effetto che dovevano avere questi eventi miracolosi su quelli che, come Chiara e Francesco, si trovavano a fare i conti con la propria “santità”.

Quando inizia la sua avventura Chiara infatti non solo scopre di avere un carisma inaspettato, che la porterà a guidare un gruppo sempre più numeroso di donne:

si trova anche a fare i conti con una serie di miracoli che non sempre comprende né controlla.

Miracoli che non possono non creare una distanza tra lei e le sue sorelle, tra lei e la gente:

sono perlopiù miracoli quotidiani, persino alimentari, che semplicemente accadono, e per rappresentarli, senza cercare spiegazioni razionali né trascendenti, ho scelto la strada della

semplicità.

Affrontando questo aspetto della vita di Chiara ho voluto interrogarmi su come la santità, e il culto popolare che ne conseguiva, non poteva che spaventare o entrare in contrasto con il bisogno di

semplicità e di umiltà di Chiara e di Francesco.

Entrambi santi, forse entrambi avrebbero preferito essere come tutti gli altri.

Come dice Francesco a Chiara nel film: “Non lo sai che quando muoio mi fanno a pezzi e mi vendono alle chiese?”

La morte, la malattia, il culto della gente possono essere una benedizione ma anche un flagello.

La sofferenza del santo, per quanto benedetta, è reale e altrettanto spaventosa:

la fede non addolcisce l’orrore ma forse lo rende ancora più atroce.

Per raccontare la storia di Chiara ho scelto il formato 2:35.

Al contrario di quando feci Nico, 1988 per il quale ho usato l’1:33, il formato quadrato, che isolava Nico e rendeva anche visivamente l’immagine da vhs a 4/3 della fine degli anni Ottanta,

qui ho usato il formato più metafisico, quello che più di tutti racconta l’enormità

della natura e la piccolezza dell’uomo.

Si tratta di un formato che non permette mai di fare dei primi piani:

perciò Chiara non è mai sola nell’inquadratura, è sempre con la sua comunità, e se ha il vuoto

attorno quel vuoto racconta ancora di più della presenza di altri.

Con Crystel Fournier, la direttrice della fotografia con la quale ho lavorato anche a Nico, 1988 e Miss Marx,

questa volta abbiamo scelto una luce povera e semplice che illuminasse con semplicità le scenografie di

Ludovica Ferrario, raccontandone anche la maestosità.

A questa semplicità ho voluto fare da contrappunto nel film con le visioni di Chiara che, grazie alle invenzioni di Massimo Cantini Parrini,

sono dei viaggi nella fantasia di una ragazza che si immagina, di volta in volta, nei panni di Santa Scolastica o della Madonna col Bambino, o che immagina Francesco dal sultano:

visto che la fantasia è per sua natura scatenata e visionaria, sono i momenti in cui il film si prende le sue libertà rispetto alla filologia,

tra aureole che sembrano uscite dal gotico internazionale, abiti da pale d’altare spagnoleggianti, gioielli e drappi in un Oriente immaginato e non reale.

Questi sono forse gli unici momenti in cui Chiara si permette davvero di

fantasticare.

Dopo tanti film che li hanno mostrati più maturi di quanto non fossero nella realtà, mi sembrava importante raccontare Chiara e Francesco per ciò che erano:

due ragazzi (lei aveva 18 anni e lui 30 all’inizio della storia: Francesco poi muore giovanissimo, a

quarantacinque anni) con le loro “intemperanze” e le loro fragilità, così simili a quelle degli attori che li interpretano:

a cominciare da Margherita Mazzucco, che è cresciuta in fretta sul set dell’Amica geniale eppure ha ancora l’aspetto di una bambina, al tempo stesso fragile e carismatica.

In lei ho rivisto Chiara, con le sue impuntature, le sue sfuriate, o la sua tenera e infantile gelosia, come quando sente parlare di Jacopa de Settesoli.

Allo stesso modo ho pensato che Andrea Carpenzano, con la sua recitazione così istintiva che mi aveva commosso nel Campione,

potesse dare a Francesco una modernità e una naturalezza non scontate.