La mia ombra è tua è un film di Eugenio Cappuccio nelle sale dal 29 giugno con Marco Giallini

la mia ombra è tua

La mia ombra è tua è un film di Eugenio Cappuccio nelle sale dal 29 giugno.

La mia ombra è tua è tratto dall’omonimo romanzo di Edoardo Nesi edito da LA NAVE DI TESEO

la mia ombra è tuaIl cast di La mia ombra è tua è composta da:  Marco Giallini, Giuseppe Maggio, Anna Manuelli, Sidy Diop,

Claudio Bigagli, Leopoldo Mastelloni, Miriam Previati, Alessandra Acciai e con la partecipazione di Isabella Ferrari.

Il film è una produzione FANDANGO con RAI CINEMA prodotto da Domenico Procacci e Laura Paolucci

Questa è una storia d’amore, iniziata quarant’anni fa e mai finita.

È anche la storia di un viaggio attraverso l’Italia intrapreso da una strana coppia a bordo di una vecchia jeep:

Emiliano, un venticinquenne appena laureato con il massimo dei voti in Lettere Antiche,

e Vittorio Vezzosi, un burbero scrittore sessantenne che da anni conduce una vita da eremita in seguito alla pubblicazione del suo unico libro, successo planetario indelebile nella memoria di tutti.

I due sono diretti a Milano, alla Fiera-mercato degli anni Ottanta e Novanta, in un viaggio ricco di rocamboleschi

e divertenti rovesci seguito avidamente in diretta dal mondo social, stimolato casualmente da un’influencer.

Il Vezzosi ha infatti accettato di tenere un discorso infrangendo un silenzio durato più di vent’anni.

Alla fiera li attendono Milena, il perduto amore dello scrittore, e una folla oceanica smaniosa di ascoltare il Vezzosi fare i conti con il suo passato,

e soprattutto con lo sguardo del nostro Paese, attanagliato dalla nostalgia e perso nel ricordo di sé.

https://www.comingsoon.it/film/la-mia-ombra-e-tua/61568/scheda/

Ho lavorato pensando sempre che potesse essere un film divertente sulla perdita della colpevolezza

– dice il regista Cappuccio –

e la conquista dell’innocenza, della consapevolezza che “da soli”, se pur non è impossibile tirare a campare,

certamente non è così piacevole, e trovare salvifico qualcuno con cui parlare di sé, a cui chiedere “che devo fare della vita?”.

Le importantissime figure femminili che seguono i passi del racconto, costituiscono in tal senso la sfida, con le loro istanze, di un’anima meno avvitata su se stessa, che i due uomini cercano.

Con gli attori ho tentato di costruire il ritratto di due fragilissimi maschi d’oggi, separati da oltre trent’anni di sostanziale incomunicabilità colpevole, due tipi “interrotti”

che, chilometro dopo chilometro, divengono “maestri speculari” del reciproco salto nel vuoto di una nuova Età personale.

Alla ricerca, sostanzialmente, di amore ed equilibrio.

E il tutto per costituire il senso che forse c’è ancora qualche spazio di umano, per permettere alle generazioni, padri, madri, figli e figlie,

un passaggio di testimone, il conferimento di una qualche eredità non sterile, interiormente ricca,

e non esclusivamente basata sulla trasmigrazione di “cose” o danaro. Missione ambiziosa, nella quale ho sentito vicinissima la Fandango per tutto il cammino