“Una terapia di gruppo” è il film con la regia di Paolo Costella
e la sceneggiatura di Michele Abatantuono e Lara Prando.
L’ adattamento italiano di “Una terapia di gruppo” è a cura di Michele Abatantuono, Paolo Costella e Lara Prando.
Il direttore della fotografia è Fabrizio Lucci.
Nel cast di “Una terapia di gruppo” ci sono:
Claudio Bisio, Margherita Buy, Claudio Santamaria,
Valentina Lodovini, Leo Gassmann, Ludovica Francesconi,
E con Lucia Mascino.
Il film è prodotto da Roberto Sessa, mentre le produttrici esecutive sono Chiara Grassi, Linda Vianello.
Una produzione Warner Bros. Entertainment Italia e Picomedia.
Sei pazienti affetti da Disturbo Ossessivo Compulsivo ricevono per errore appuntamento alla stessa ora nello studio di un luminare della psicoterapia.
C’è Federico affetto dalla sindrome di Tourette, che non controlla il suo
sfacciato turpiloquio… e fosse solo quello!
Annamaria, maniaca del controllo, verifica sempre tutto…
Emilio, il più espansivo e socievole, è ossessionato dal calcolo aritmetico… e conta tutto quello che gli capita sotto tiro.
Bianca, fissata con la pulizia, sfugge qualsiasi contatto umano…
Otto, terrorizzato dall’idea di rimanere escluso da qualsiasi occasione di lavoro… non si stacca mai dal suo cellulare.
Lilli, maniaca della simmetria, che ripete sempre tutto due volte… ripete sempre tutto due volte.
E insieme a loro c’è Sonia, la segretaria, logorroica e nevrotica a sua volta, che prova in
tutti i modi a tenerli buoni.
Nell’attesa che il professore si presenti decidono di improvvisare una terapia di gruppo
autogestita: costretti a fare squadra, i sei dovranno riuscire non solo ad andare
d’accordo ma anche ad affrontare i propri traumi di fronte agli altri.
Il regista sul film dice:
Raccontare in commedia le ossessioni del nostro tempo attraverso la storia di sette
persone affette da DOC, i disturbi ossessivo compulsivi, mi è sembrata subito
un’occasione preziosa.
Perché il tema contiene e richiede una grande attenzione nel trattare problematiche comportamentali e sociali in cui tutti ci possiamo immedesimare
e al tempo stesso perché offre situazioni che si prestano a essere osservate con lo sguardo
della commedia senza dover forzare mai la mano.
E se è vero, ed è vero, che la commedia, come ci hanno insegnato i maestri del nostro cinema,
nasce sempre dal dramma, oggi ancora di più che in passato avvertiamo tutti, credo, da chi le storia le racconta a chi le guarda,
l’esigenza di dare sostanza a una commedia con un approfondimento psicologico e una messa in scena con un suo peso specifico.
Il primo passo in questo senso è stato scegliere un cast originale e di qualità,
un gruppo eterogeneo ma affiatato in grado di sfruttare al meglio tutte le sfumature,
nelle situazioni più divertenti ma non solo, per rendere giustizia a un argomento così sensibile che
evoca temi come la diversità, il senso di inadeguatezza, il giudizio degli altri e
l’accettazione di sé, da cui dipende in gran parte il grado di felicità nella vita di tutti noi.
Mi affascinava la sfida di amalgamare un cast così vario e ricco e di muovermi in un unico
spazio facendo in modo da aumentare la tensione narrativa.
Partendo da una pièce molto ben scritta ci siamo poi anche potuti permettere di arricchire il passato dei
personaggi e di offrire loro un’evoluzione che rendesse ancora più divertente,
sorprendente ed emozionante il finale che li vede protagonisti.