Zamora è il film d’esordio alla regia di Neri Marcorè.
Marcorè è anche autore della sceneggiatura con Maurizio Careddu, Paola Mammin e Alessandro Rossi liberamente ispirata all’omonimo romanzo di Roberto Perrone (HarperCollins).
Nel cast di Zamora ci sono: Alberto Paradossi, Giovanni Storti, Walter Leonardi, neri Marcorè.
Il cast include anche Marta Gastini, Anna Ferraioli Ravel, Giovanni Esposito, Giacomo Poretti, Pia Engleberth, Giuseppe Antignati,
Pia Lanciotti, Marco Ripoldi, Dario Costa, Giulia Gonella, Alessandro Besentini, Francesco Villa, Corinna Locastro, Massimiliano Loizzi, Davide Ferrario, Antonio Catania.
Il film è una produzione Pepito Produzioni, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura, con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte distribuito da 01 distribution.
Walter Vismara conduce una vita ordinata e senza sorprese:
ragioniere nell’animo prima ancora che di professione, lavora come contabile in una fabbrichetta di Vigevano.
Da un giorno all’altro la fabbrica chiude e il Vismara si ritrova suo malgrado catapultato in un’azienda avveniristica della vitale e operosa Milano,
al servizio di un imprenditore moderno e brillante, il cavalier Tosetto.
Andrebbe tutto bene se non fosse che costui ha il pallino del folber (il football, secondo un neologismo di Gianni Brera)
e obbliga tutti i suoi dipendenti a sfide settimanali scapoli contro ammogliati.
Walter, che considera il calcio uno sport demenziale, si dichiara portiere solo
perché è l’unico ruolo che conosce e non sa che da quel momento,
per non perdere l’impiego, sarà costretto a partecipare agli allenamenti
settimanali, in vista della partita ufficiale del primo maggio.
Subisce così lo sfottò dei colleghi;
tra questi, l’ingegner Gusperti lo ribattezza sarcasticamente “Zamora”, il fenomenale portiere spagnolo degli anni ‘30.
Sentendosi umiliato, tradito da una parte e deriso dall’altra, il ragioniere escogita un piano del tutto originale per vendicarsi,
coinvolgendo un ex-atleta ormai caduto in disgrazia.
Nel calcio, come del resto nella vita, bisogna imparare a buttarsi e anche se perdi, ciò che conta è rialzarsi e ripartire più forti di prima.
Marcorè su Zamora dice:
Parafrasando Moretti in Sogni d’oro, “Zamora è il mio film più bello”. Anche perché è l’unico che abbia mai diretto ma mi auguro davvero non sia l’ultimo,
perché è stata un’esperienza entusiasmante per me, a cominciare dal rapporto umano prima ancora che professionale che si è instaurato con tutte le persone che hanno collaborato a questa produzione
Se Zamora incontrerà i favori del pubblico e della critica, il merito è di tutta la squadra, da chi ha iniziato a scrivere la storia insieme a me a chi ha messo il sigillo sui titoli di coda.
In ogni caso me ne prendo tutta la responsabilità, perché il film rispecchia totalmente il mio gusto e
ciò che volevo raccontare a partire dalla base del romanzo di Roberto Perrone, a cui ho voluto dedicarlo.
A tal proposito, se c’è un rammarico è quello di non essere riuscito a fare in tempo a mostrargli altro che qualche foto di scena e piccoli spezzoni montati,
ma la sua commozione alla lettura della sceneggiatura resta per me motivo di gioia e ricordo dolcissimo.
Si trattava poi di rappresentare gli anni ’60 anche dal punto di vista cromatico:
non potendo attingere a documenti che ci restituissero i colori di quell’epoca, dato che foto e film erano essenzialmente ancora in bianco e nero,
bisognava inventare dei toni suggestivi ed evocativi.
Era un’Italia vivace, allegra, ambiziosa, sulle ali di uno sviluppo economico grazie al quale il benessere, la felicità sembravano essere alla portata di tutti;
ma era un’Italia altrettanto semplice, pervasa da un sentimento di innocenza e di entusiasmo,
come succede quando ancora non si percepiscono le turbolenze dell’adolescenza e
si respira a pieni polmoni l’incoscienza di un’infanzia che ci illudiamo possa essere eterna.