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la lunga corsa

La lunga corsa è il film di Andrea Magnani con Adriano Tardiolo, Giovanni Calcagno, Barbora Bobulova

La lunga corsa è il film scritto e diretto da Andrea Magnani che esce nelle sale giovedì 24 agosto per la Tucker Film,

dopo le anteprime invernali ai festival di Torino, Tallinn e Trieste.

Il film è coprodotto tra Italia e Ucraina da Pilgrim Film, Bartlebyfilm, Fresh Production Group con Rai Cinema.

Il cast di La lunga corsa è composto da: Adriano Tardiolo, Giovanni Calcagno, Barbora Bobulova, Nina Naboka, Aylin Prandi, Stefano Cassetti

Gianluca Gobbi, Maxim Kostiniun.

Il carcere, per Giacinto, è tutto tranne un buco nero: figlio di due detenuti, lui dentro un carcere non solo ci è nato, ma ci è pure cresciuto.

Libero di volare via, decisamente impreparato a farlo.

Infanzia, adolescenza, candeline dei 18 anni: quella è “casa”, nonostante le sbarre, e Jack, il capo dei secondini, è un burbero e premuroso “papà”…

Lavorando sull’eccentrica leggerezza di cui si nutriva Easy – Un viaggio facile facile, Andrea Magnani costruisce la favola divertente e surreale di Giacinto (l’Adriano Tardiolo di Lazzaro felice):

un bambino, poi giovane adulto, che non conosce la grammatica del mondo e ne ha paura.

Un outsider bizzarro e gentile che scoprirà, nelle proprie gambe e nella Lunga corsa del titolo, il paio d’ali di cui ha sempre avuto bisogno.

Andrea Magnani  sul film  La lunga corsa dice:

L’ispirazione per la storia di Giacinto mi è venuta pensando alla mia infanzia e al luogo in cui sono cresciuto,

 una città che sentivo molto piccola e sempre immobile.

Le persone nascevano, vivevano la loro vita e morivano nello stesso posto: mai, o di rado, si avventuravano al di fuori di quel mondo.

Sembravano accontentarsi della sicurezza del loro habitat, mentre per me passavano l’esistenza in una gabbia:

questo spesso accade perché abbiamo paura di crescere, di vivere davvero e di fare delle scelte.

Ho trasformato questa storia in una sorta di favola, dove il carcere all’inizio è il luogo idealizzato degli affetti, visto attraverso gli occhi di un bambino.

Ho scritto un trattamento già una ventina di anni fa e ci sono tornato solo dopo l’uscita del mio primo lungometraggio, Easy – Un viaggio facile facile.

Mi era mancato il coraggio di riprendere in mano una storia così vicina a me eppure così lontana nel tempo, ma infine il processo di scrittura si è rivelato molto spontaneo, così come la scelta del cast principale.

una boccata d'aria

Una boccata d’aria di Alessio Lauria con Aldo Baglio e Lucia Ocone è nelle sale

Una boccata d’aria è il film di Alessio Lauria prodotto da Matteo Rovere; il film è una produzione Groenlandia con Rai Cinema distribuito da 01 Distribution.

una boccata d'ariaUna boccata d’aria  è interpretato da: Aldo Baglio, Lucia Ocone, Giovanni Calcagno, Massimiliano Benvenuto, Davide Calgaro, Francesca Faiella, Enrico Gippetto, Ludovica Martino, Marcello Mazzarella.

In Una boccata d’aria due fratelli orgogliosi e lontani, un’eredità contesa e un passato che torna a bussare alla porta.

Quando viene a sapere della morte di suo padre, con cui non ha rapporti da tanti anni, Salvo (Aldo Baglio) si imbarca in un viaggio nella natia Sicilia.

L’obiettivo è convincere suo fratello Lillo a vendere il casale di famiglia per salvare la

sua pizzeria sull’orlo del fallimento. Ma il compito sarà tutt’altro che facile, e Salvo sarà costretto a

fare i conti con tutte le sue scelte.

Abbiamo selezionato attori dotati di uno humor affine alla nostra scrittura, in

grado di valorizzare le battute scritte in sceneggiatura con il loro carattere – afferma il regista Alessio Lauria.

La regia ha prediletto la semplicità: sono stati ridotti al minimo gli artifici

stilistici, e i movimenti di macchina inseriti solo se funzionali al racconto. Il

protagonista scappa da Milano e dai suoi problemi per prendere una boccata d’aria nel paesino in Sicilia in cui ha trascorso l’infanzia.

La regia ha  assecondato questo racconto passando da una macchina a mano, impercettibile, quasi per niente nervosa, con inquadrature telate e un massiccio uso di quinte,

a restituire la sensazione claustrofobica in cui si trova il protagonista a Milano –

per poi, una volta arrivati in Sicilia, sfruttare maggiormente inquadrature fisse con ottiche più aperte e senza troppe quinte,

linguaggio che aiuta il pubblico a esperire direttamente la sensazione di break e rilassatezza provata dal protagonista al suo arrivo al paesino.

Anche il suono ha seguito questa evoluzione: siamo passati dagli ambienti rumorosi di Milano alla quiete della campagna siciliana.

Non è cambiato invece il ritmo, vivace dall’inizio alla fine del film.

Ad essere privilegiati costumi e location che hanno trasmesso autenticità e vissuto piuttosto che eleganza e pulizia.

Salvo non torna nel classico paesino del sud da cartolina ma in un borgo di poche centinaia di anime,

desolato eppure fascinoso per chi lo sa guardare.