The Fabelmans è il film di Steven Spielberg che ha scritto anche la sceneggiatura con Tony Kushner
Nel cast di The Fabelmans ci sono: Gabriel LaBelle, Michelle Williams, Paul Dano, Seth Rogen, Jeannie Berlin, Keeley Karsten,
Robin Bartlett, Oakes Fegley, Julia Butters, Gabriel Bateman, Judd Hirsch, Nicolas Cantu, Sam Rechner, Chloe East, Isabelle Kusman, David Lynch.
La distribuzione del film è a cura di 01 Distribution.
La produzione del film è di: Amblin Entertainment, Amblin Partners, Universal Pictures
The Fabelmans di Steven Spielberg, ritratto intimo e coinvolgente di un’infanzia nell’America del ‘900, ripercorre gli eventi che hanno scandito la vita e la carriera del filmmaker.
Questo racconto di formazione, incentrato sul desiderio di un ragazzo di riuscire a realizzare i propri sogni, ha un’eco universale nella sua esplorazione di temi
quali l’amore, l’ambizione artistica, il sacrificio, nonché di quei segreti inconfessabili che consentono di fare luce su sé stessi e sui propri cari, con chiarezza ed empatia.
Sammy Fabelman è appassionato di cinematografia, un interesse alimentato in lui anche da sua madre Mitzi, donna dalla spiccata vena artistica.
Suo padre Burt, è invece un uomo di scienza dalla brillante carriera che, pur non opponendosi alle aspirazioni del figlio, le considera alla stregua di un hobby.
Nel corso degli anni, Sammy continuerà a documentare le vicende della sua famiglia, girando film amatoriali sempre più elaborati, interpretati da sua sorella e dai suoi amici.
A 16 anni è già un acuto osservatore e narratore della sua realtà familiare, ma quando i suoi si trasferiscono altrove,
Sammy scoprirà una verità sconvolgente che riguarda sua madre e
che cambierà per sempre il suo rapporto con lei, con ripercussioni sul suo futuro e su quello dell’intera famiglia.
LA STORIA
Nei suoi 50 anni di brillante carriera, il regista Steven Spielberg ha prodotto alcuni dei film più amati e innovativi della storia del cinema,
fra cui Lo squalo, E.T., I predatori dell’arca perduta, Jurassic Park, Schindler’s List e Munich.
In ciascuna delle sue creazioni, che spaziano da fantasiose speculazioni su incontri con prodigiosi alieni ad attente riflessioni morali sulla storia recente,
Spielberg ha condiviso con il pubblico qualcosa di sé e del suo passato.
Dopo aver ultimato le riprese del suo primo musical, West Side Story, Spielberg torna con una storia inedita ambientata nell’America del 900, in cui un bambino cerca il suo posto nel mondo:
un racconto di formazione ispirato direttamente all’infanzia del leggendario filmmaker che racconta i suoi primi passi nel mondo del cinema.
“La maggior parte dei miei film riflettono le esperienze della mia formazione come filmmaker”,
spiega Spielberg
“Quando un regista dirige un film, anche se è basato sulla sceneggiatura di qualcun altro, riversa, volente o nolente, il proprio vissuto nella storia.
E in questo caso, The Fabelmans non è neanche una metafora, perché attinge direttamente ai ricordi”.
Spielberg spiega che si tratta di un film a cui pensava già da molto tempo.
Tuttavia, ha iniziato a prendere in seria considerazione il progetto solo grazie al forte legame professionale con Tony Kushner.
Kushner e Spielberg, nel corso di 16 anni di interviste saltuarie, intense conversazioni e sessioni di scrittura che Spielberg scherzosamente paragona a una sorta di “terapia”,
hanno trasformato le esperienze di infanzia di Spielberg nella storia di The Fabelmans.
“Non avrei potuto realizzare questo film senza il contributo di Kushner, una persona a me vicina, che ammiro profondamente, che mi conosce bene e che rispetto enormemente”
afferma Spielberg
“Per dare una forma a questa storia, è stato fondamentale potermi aprire senza riserve con qualcuno, abbandonando qualsiasi imbarazzo o vergogna”.
Tutto è iniziati sul set di Munich quando Spielberg disse:
ora ti racconto una storia:
Una storia che ha inizio nel 1952, quando all’età di sei anni, si è recato al cinema, a Philadelphia, per vedere Il più grande spettacolo del mondo di Cecile B. DeMille,
un’esperienza che gli ha provocato una sensazione di grande meraviglia, accendendo in lui un forte interesse per i film.
Negli anni dell’adolescenza, mentre già ardeva in lui il fuoco sacro per il cinema,
ha fatto un altro incontro determinante per la sua carriera, quello con John Ford, il leggendario regista di Ombre rosse, Sentieri selvaggi, L’uomo che uccise Liberty Valance.
Fissando questi due momenti salienti della sua vita all’origine della sua carriera, Spielberg ha raccontato a Kushner dei suoi genitori, Arnold Spielberg, uno dei primi programmatori informatici,
e Leah Adler, una pianista ricca di talento, e di come i loro rispettivi valori e personalità — il padre, un tecnico brillante;
la madre, un’artista piena di passione – abbiano plasmato il suo carattere e la sua identità artistica.
Spielberg ha raccontato a Kushner del drammatico trasferimento a ovest degli Stati Uniti della sua famiglia, quando era adolescente, dal New Jersey all’Arizona fino alla California;
ha condiviso con Kushner il segreto che ha causato la deriva del matrimonio dei suoi genitori e il loro successivo divorzio,
rivelando come il dolore generato da quella scoperta abbia per sempre modificato la sua prospettiva sugli altri e le sue narrazioni.
“Quando ero molto giovane, è accaduto qualcosa, un evento che racconto nel film, che ha cambiato la mia percezione di mia madre:
improvvisamente non era più solo un genitore, bensì una persona”
spiega Spielberg
“Credo che succeda a tutti i bambini, a un certo punto della loro vita, di rendersi conto che i loro genitori sono anche persone come le altre.
Questa scoperta, per me, ha avuto luogo all’età di 16 anni”.
Kushner, dopo aver ascoltato il racconto di Spielberg, ha detto:
“Questa storia è pazzesca! ‘Steven, devi assolutamente farne un film!’ E Spielberg ha risposto: ‘Beh, in effetti qualche volta ci ho pensato…’”
“Ho avuto il privilegio di raccogliere le confidenze di Steven, di aiutarlo a scavare nella sua memoria”, racconta Kushner.
“Steven aveva appena perso suo padre, e penso che tutto ciò che ha esternato in quel momento sia scaturito anche dall’elaborazione del dolore e del lutto.
In alcuni momenti pensavo che, anche non avessimo realizzato nulla, sarebbe stata comunque stata un’esperienza straordinaria”.
Invece, qualcosa è successo: il risultato è stato un trattamento di 90 pagine, che conteneva talmente tanto materiale da poterne fare sei, di film, dice Kushner.
“Ogni volta che gli mostravo una parte, lui diceva, ‘Ah, ma non ti ho detto come mai è successo questo, e aggiungeva altri dettagli.
Alla fine, gli ho detto “Basta, non mi raccontare altro! Non c’è più spazio!”
Kushner e Spielberg hanno iniziato a scrivere il copione il 2 ottobre 2020, utilizzando Final Draft, e lavorando insieme tre giorni alla settimana, per quattro ore al giorno