“Campo di battaglia” è il film diretto da Gianni Amelio.
La pellicola è sceneggiata da Alberto Taraglio e Gianni Amelio e liberamente ispirata a “la sfida” di Carlo Patriarca edizioni Beatbestseller.
La fotografia è di Luan Amelio Ujkaj.
Nel cast di “Campo di battaglia” ci sono:
Alessandro Borghi, Gabriel Montesi, Federica Rosellini, Giovanni Scotti.
Vince Vivenzio, Alberto Cracco, Luca Lazzareschi, Maria-Grazia Plos, Rita Bosello, Melania Mennea.
Il film è prodotto da Kavac Film, IBC Movie, One Art e Rai Cinema, con la collaborazione della Regione Friuli Venezia Giulia Film Commission e Trentino Film Commission.
I produttori della pellicola sono:
Simone Gattoni, Marco Bellocchio, Beppe Caschetto, Bruno Benedetti.
Sul finire della Prima guerra mondiale. Due ufficiali medici, amici d’infanzia lavorano nello stesso ospedale militare, dove ogni giorno arrivano dal fronte i feriti più gravi.
Molti di loro però si sono procurati da soli le ferite, sono dei simulatori, che farebbero di tutto per non tornare a combattere.
Stefano, di famiglia altoborghese, con un padre che sogna per lui un avvenire in politica, è ossessionato da questi autolesionisti e, oltre che il medico, fa a suo modo lo sbirro.
Giulio, apparentemente più comprensivo e tollerante, non si trova a proprio agio alla vista del sangue, è più portato verso la ricerca, avrebbe voluto diventare un biologo.
Anna, amica di entrambi dai tempi dell’università, sconta il fatto di essere donna.
A quei tempi, senza una famiglia influente alle spalle, era difficile arrivare a una laurea in medicina.
Ma lei affronta con grinta un lavoro duro e volontario alla Croce Rossa.
Qualcosa di strano accade intanto tra i malati: molti si aggravano misteriosamente.
Forse c’è qualcuno che provoca di proposito delle complicazioni alle loro ferite, perché i soldati vengano mandati a casa, anche storpi, anche mutilati, purché non tornino in battaglia.
C’è dunque un sabotatore dentro l’ospedale, di cui Anna è la prima a sospettare.
Ma sul fronte di guerra, proprio verso la fine del conflitto, si diffonde una specie di infezione che colpisce più delle armi nemiche.
E presto contagia anche la popolazione civile…
Il regista Amelio sul film dichiara:
È un film sulla guerra, e questo ne aumenta la forza emotiva.
È fatto sulla pelle mia e dei personaggi, attori meravigliosi che ho voluto anche solo per una battuta
E che il mio meraviglioso casting ha scovato dalla Calabria, alla Puglia e la Val d’Aosta.
Sul lavoro sul set aggiunge:
Io non penso, io sento le cose, nelle viscere.
Con Alberto Taraglio, co sceneggiatore del film, che conosco e mi sopporta da 40 o 50 anni,
fingiamo di scrivere sei o sette versioni diverse della sceneggiatura, sapendo che il film poi sarà un’altra cosa.
Come scoprono anche gli attori, che ogni mattina ricevono un foglietto con la scena nuova.
Ma non si scandalizzano più, ormai, anzi se non cambiassi le scene ogni giorno penserebbero che non sono in forma.
Gli fa eco, infatti Borghi che dice:
“Ogni giorno veniva e scriveva dei macigni su dei fogli di carta: ogni tanto me li riguardo.
L’importanza delle parole dette nel film è il risultato di un processo creativo meraviglioso,
che ho avuto la possibilità e la fortuna di fare.
Con Gianni abbiamo cominciato a parlare da un anno e mezzo prima di arrivare sul set:
al bar sotto casa sua, in cucina, pensando ai personaggi.
Quando poi sono arrivati anche i miei compagni di viaggio, che sono straordinari, è stato ancora meglio.
Abbiamo cercato di fare un film che parlasse di guerra ma in modo non canonico,
che avesse dei personaggi ben strutturati, in grado di creare dei livelli molto alti di empatia con il pubblico
ma mettendolo anche di fronte a delle domande non di facile risposta“.